Commenti: 0

La crisi delle banche venete, il voto anticipato in autunno e la fine del Quantitative easing della Bce sono tre fattori che possono mettere a rischio il nostro Paese. Tanto che sono sempre di più i report delle banche d’affari che consigliano di ridurre l’esposizione sull’Italia.

Al momento la situazione sembra essere sotto controllo. Lo spread dei titoli di Stato è salito, ma non a livelli drammatici. Sul futuro, però, c’è qualche apprensione.

Le opinioni delle banche d’affari non sono rosee: Bank of America consiglia ai suoi clienti di cercare rendimenti fuori dall’Italia, JP Morgan prevede aumenti dello spread in caso di elezioni anticipate, gli economisti di Commerzbank sono usciti con un report sull’Italia intitolato “Italia, o la va o la spacca per l’eurozona”.

I mercati temono soprattutto l’esito del voto: nell’ipotesi più gettonata l’Italia potrebbe restare ingovernabile, con un Parlamento diviso in tre blocchi; nell’ipotesi più temuta a vincere saranno i partiti no-euro.

L’ipotesi di un’uscita dell’Italia dall’euro è ritenuta abbastanza improbabile, ma ci sono report che la prendono in considerazione come scenario estremo. E questo preoccupa gli investitori internazionali. Si teme che i Btp vengano convertiti da una moneta forte (l’euro) a una debole (la lira), causando loro perdite in termini valutari.

Un tale scenario, unito alla probabile fine degli stimoli monetari della Bce nel 2018 e alla crisi delle banche venete, accende i riflettori sull’Italia.

Vedi i commenti (0) / Commento

per commentare devi effettuare il login con il tuo account

Pubblicità