
I costi di gas e luce in Italia sono in aumento. Una situazione che sta facendo scattare campanelli di allarme e che sta mettendo il governo in allerta. Sul punto è intervenuto il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, in una informativa alla Camera proprio sui rincari dei prezzi dell’energia per famiglie e imprese. Vediamo dunque cosa sta accadendo, quali sono le previsioni per i prossimi mesi e quali interventi su cui si sta ragionando per contenere gli incrementi.
Gas
Cosa ha provocato l’aumento dei prezzi
Il ministro dell’Ambiente ha spiegato che “negli ultimi mesi, i prezzi del gas in Italia e in Europa sono aumentati a causa di vari fattori, come la fine del contratto di transito del gas tra Gazprom e l’Ucraina e la riduzione dei flussi di gas provenienti da Algeria e Azerbaijan, nonché l’offerta stagnante di Gnl”. E ha sottolineato: “Dal primo gennaio 2025, le forniture di gas russo tramite l’Ucraina sono cessate, comportando una riduzione a livello europeo di 15 miliardi di metri cubi annui, pari al 5% delle importazioni complessive dell’intero continente del 2024. Questo ha colpito principalmente Slovacchia e Austria, con ripercussioni parziali sui prezzi in Italia”.
Pichetto ha quindi precisato che “da qualche mese, il flusso di gas dall’Algeria è diminuito attestandosi su valori tra 50 e 60 milioni di metri cubi al giorno, rispetto agli 80-90 milioni di metri cubi precedenti. Inoltre, il gas azero via Tap è calato di un terzo nelle ultime due settimane, presumibilmente a causa di problemi di produzione in Azerbaijan”.
Quali sono i dati e le previsioni
Il ministro dell’Ambiente ha fatto sapere che “il prezzo del gas italiano ha seguito il trend del mercato olandese e del relativo indice Ttf, il quale costituisce il riferimento sul mercato europeo” e “che ha toccato il massimo di 45 euro/MWh a dicembre, con aspettative di rialzo per il prossimo trimestre. Rispetto all’indice Ttf, il prezzo italiano mantiene un differenziale legato ai costi di trasporto in media di circa 2 e/MWh”.
Pichetto ha poi affermato che, “attualmente, per via delle tensioni geopolitiche in corso e delle possibili speculazioni, esiste il rischio per il 2025 che i prezzi all’ingrosso del gas, nella prossima estate, siano superiori a quelli del prossimo inverno, come avvenuto durante la crisi energetica del 2022, incidendo negativamente sulle dinamiche del mercato dello stoccaggio”.
La possibilità di anticipare le tempistiche delle aste
Parlando poi dei possibili interventi per contrastare i rialzi dei prezzi, il ministro dell’Ambiente ha spiegato che, “proprio al fine di mitigare gli effetti connessi a queste dinamiche”, il governo sta valutando con gli Uffici del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica “la possibilità di anticipare le tempistiche delle aste di assegnazione almeno per una parte della capacità di stoccaggio”.
E ha chiarito che “l’anticipo delle tempistiche permetterà, da una parte di sfruttare eventuali situazioni che potrebbero verificarsi tra febbraio e marzo, in cui il differenziale tra i prezzi a termine estivi e quelli della prossima stagione invernale si rivelino più favorevoli; dall’altro di consentire il mantenimento di maggiori volumi di gas stoccato, nel caso in cui il prezzo attuale resti più basso di quello atteso per l’estate”. Pichetto ha infine ricordato che “per contenere il costo del gas naturale delle imprese maggiormente esposte al problema del caro energia, è stato introdotto il cosiddetto Gas release”.
Energia
Per quanto riguarda l’aumento dei prezzi dell’elettricità, il ministro dell’Ambiente ha spiegato che per contenere i costi il governo è impegnato su più fronti, tra cui l’aumento della capacità installata di energia da fonti rinnovabili. E ha ricordato che “la potenza Fer (Fonti energetiche rinnovabili) installata nel 2024, dai dati ad oggi disponibili, risulta pari a circa 7,5 GW installati a fronte dei 5,8 GW del 2023”.
Parlando nello specifico “del disaccoppiamento tra il prezzo finale della fonte marginale e il costo dell’energia per il consumatore”, Pichetto ha voluto evidenziare che “è necessario adottare misure volte ad evitare che si creino rendite ingiustificate”. Sottolineando: “Infatti, a fronte di meno di 100 TWh di energia elettrica prodotta da impianti alimentati a gas naturale, l’energia elettrica che viene valorizzata al prezzo fissato dagli impianti a gas è ben più del doppio”.
Contratti a lungo termine per l’energia rinnovabile a prezzo fisso
Il ministro dell’Ambiente ha poi fatto sapere che nei prossimi giorni verrà avviato “un tavolo di confronto con tutte le forze politiche per raccogliere proposte che vadano in questa direzione”. Evidenziando che, “in questo quadro, l’uso di soluzioni basate su contratti a lungo termine, come per l’appunto Ppa o contratti per differenza, può aiutare ad attenuare il legame tra il costo della fonte marginale gas e il costo dell’energia per gli utenti finali. Tali misure consistono nell’acquisto a lungo termine di capacità rinnovabile a prezzo fisso”.
L’allarme di Confindustria
Nei giorni scorsi a lanciare l’allarme per l’aumento del costo dell’energia in Italia sono state anche le imprese. In particolare, il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha detto: “In un solo anno, il costo dell’energia in Italia è cresciuto del 43%, una pazzia, serve fare presto, perché vuol dire perdita di competitività delle nostre imprese e del sistema Paese”. Aggiungendo: “Agire ora vuol dire proteggere il nostro presente e costruire un futuro più solido per l’industria e per l’Italia”. E facendo sapere: “Siamo pronti a un confronto immediato sul tema energia per correggere il sistema di formazione del prezzo e diversificare le fonti di approvvigionamento”.
Nel corso poi di un’audizione alla Camera dei Deputati sul decreto Pnrr-emergenze, Aurelio Regina, delegato di Confindustria per l’Energia, ha sottolineato: “C’è una forte preoccupazione dell’industria manifatturiera italiana per gli attuali prezzi dell’energia che hanno raggiunto dei livelli oggettivamente molto preoccupanti. Il gap con la Germania è superiore al 30%, è all’80% con la Spagna e al 78% con la Francia. Sono livelli significativi che pongono l’industria manifatturiera italiana in forte difficoltà nella competizione”.
Regina ha poi spiegato che, secondo le valutazioni di Confindustria, l’impatto degli aumenti dei prezzi del gas e dell’energia elettrica su famiglie e imprese è di oltre 10 miliardi di euro. E ha sottolineato che nella formazione del prezzo “prevale il prezzo alla produzione di energia al marginale, che per noi significa il termoelettrico, questo penalizza lo sforzo in energie rinnovabili se non saremmo capaci di disaccoppiare le fonti rinnovabili dal prezzo del gas”.
La ricerca di Accenture
Il peso delle bollette energetiche sulle famiglie italiane è stato evidenziato dallo studio di Accenture “The Energy Provider’s Guide to Net Zero”. Secondo l’analisi, nell’ultimo anno quasi una famiglia su tre in Italia ha affrontato difficoltà nel pagare le bollette energetiche; sebbene si tratti di un dato in linea con quanto accade in Francia e Germania, è però superiore a quello di altri Paesi europei come Spagna, Paesi Bassi e Portogallo.
Le difficoltà economiche non sembrano però aver cancellato il desiderio di un cambiamento. In merito, lo studio evidenzia che l’87% è interessato a un’energia più sostenibile. Ma solo il 46% è disposto o è in grado di sostenere un costo maggiore per intraprendere iniziative volte a favorire la sostenibilità. Si tratta di due dati che mostrano un divario non di poco conto tra l’interesse per la sostenibilità e l’impegno economico che si può affrontare.
In relazione alle aspettative dei consumatori italiani verso i fornitori di energia domestica, vengono evidenziate alcune priorità, tra queste: risparmio, prevedibilità dei costi, riduzione delle emissioni di CO2.
Per quanto riguarda il risparmio, il 64% degli intervistati ha affermato che la riduzione dei costi della bolletta rappresenta l’aspetto più importante. La prevedibilità dei costi è importante per il 45% degli intervistati e l’adozione da parte dei fornitori di misure per ridurre le emissioni di CO2 per il 41%. C’è poi il 40% degli intervistati che si aspetta di ricevere suggerimenti pratici per diminuire i consumi e i costi.
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