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Il tfr (trattamento di fine rapporto) in busta paga conviene a chi ha un reddito tra i 15 e i 20mila euro all'anno. Negli altri casi, infatti, si pagano più tasse. Andiamo a vedere perché

Il governo ha deciso di tassare la quota di tfr in busta paga come se questa andasse a integrare lo stipendio, dunque applicando le aliquote irpef ordinarie. Ne consegue che l'anticipo del tfr in busta paga sarà conveniente per i lavoratori con un reddito fino a 15mila euro mentre subiranno un aggravio fiscale coloro al di sopra di questa soglia

Questo perché fino a 15mila euro l'aliquota con la quale verrebbe tassato il tfr in busta paga rispetto a quello che si ottiene alla fine del rapporto di lavoro è la stessa, ovvero il 23%; per i redditi superiori la tassazione separata diventa vantaggiosa per il lavoratore rispetto a quella ordinaria. Oltre i 28mila euro lordi, infatti, la richiesta di anticipo verrebbe tassata al 38%. Per chi guadagna, poi, 90mila euro l'anno l'aliquota sale ancora di più

Ricordiamo che, secondo quanto previsto, la richiesta di avere la quota maturanda di tfr in busta paga è volontaria e può essere fatta dal dipendente privato che sia stato assunto da almeno sei mesi. Collaboratori domestici, lavoratori agricoli e dipendenti di aziende in crisi sono esclusi. La misura - sperimentale - vale da marzo 2015 con effetto retroattivo a gennaio e termina nel giugno 2018. Una volta effettuata la scelta, questa non può essere revocata per tre anni

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