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Riforma fiscale
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La riforma fiscale 2023 del governo Meloni ha ottenuto il via libera dal Consiglio dei Ministri. Arrivano le tanto attese conferme sulle nuove aliquote Irpef, che passano da quattro a tre, e sull’obiettivo della flat tax per tutti. Per il Mef “la delega fiscale approvata dal Cdm riscrive completamente l'attuale sistema tributario varato negli anni 70”. Le novità e le nuove misure introdotte saranno operative entro 24 mesi. Scopriamo tutte le ultime notizie sul tema e cosa comporterà per dipendenti pensionati.

Cosa cambia con le nuove aliquote Irpef?

Le ultime notizie, con l’approvazione in Consiglio dei Ministri della la riforma fiscale 2023 del governo Meloni, confermano il taglio delle aliquote Irpef, che passano dalle attuali 4 (23% fino a 15mila euro; 25% tra i 15mila e i 28mila euro; 35% tra i 28mila e i 50mila euro; 43% sopra ai 50mila euro) a 3.

Per ridurre le nuove aliquote 2023 da 4 a 3, nel dettaglio, la riforma fiscale accorpa i due scaglioni centrali con un'aliquota al 28% o, al massimo, al 33%. L’intervento avrebbe un costo orientativo tra i 6 e i 10 miliardi di euro. L’iter burocratico per arrivare alla rimodulazione delle aliquote Irpef non è ancora concluso, anche se il governo Meloni è entrato nel vivo dei lavori. Ad oggi, ecco quali dovrebbero essere gli scaglioni più probabili inseriti nella riforma fiscale:

  • Aliquota al 23% per i redditi fino a 15mila euro
  • Aliquota compresa tra il 28% e il 33% per i redditi da 15mila euro a 50mila euro;
  • Aliquota al 43% per redditi oltre i 50mila euro.

Quanto risparmierai con la nuova Irpef?

Chi oggi guadagna tra i 15mila e i 28mila euro, quindi, andrebbe a pagare una quota maggiore di tasse che inciderebbe sull’importo netto dello stipendio o della pensione, che si abbasserebbe. Beneficeranno invece della misura quelli che hanno un reddito imponibile compreso tra i 28 mila e i 50mila euro.

Quanto pago di tasse su 35.000 euro?

Attualmente, gli scaglioni si applicano solo sull’eccedenza, ovvero nel caso di un guadagno di 35mila euro, non si paga il 38% su tutti i 35.000 euro, ma solo sulla parte eccedente i 28.000 euro. Sulla parte prima invece restano applicabili i precedenti scaglioni di reddito Irpef.

Come si calcola l'Irpef 2023?

La riforma fiscale ha 24 mesi di tempo per entrare in vigore, quindi non prima del 2024. Le aliquote Irpef in vigore nel 2023 sono quindi le seguenti:

  • 23% per la parte di reddito fino a 15mila euro;
  • 25% per la parte di reddito oltre 15mila e fino a 28mila euro;
  • 35% per la porzione di reddito oltre 28mila e fino a 50mila euro;
  • 43% per i redditi oltre 50mila euro.

Le altre novità per l’Irpef

La riforma fiscale 2023 prevede una revisione dell’intero meccanismo di tassazione del reddito delle persone fisiche, in modo da attuare gradualmente l’obiettivo della “equità orizzontale”, attraverso:

  • l’individuazione di una unica fascia di esenzione fiscale e di un medesimo onere impositivo a prescindere dalle diverse categorie di reddito prodotto, privilegiando, in particolare, l’equiparazione tra i redditi di lavoro dipendente e i redditi di pensione;
  • il riconoscimento della deducibilità, anche in misura forfettizzata, delle spese sostenute per la produzione del reddito di lavoro dipendente e assimilato;
  • la possibilità per tutti i contribuenti di dedurre i contributi previdenziali obbligatori in sede di determinazione del reddito di categoria e, in caso di incapienza, di dedurre l’eccedenza dal reddito complessivo.

Le misure per l’Iva nella riforma fiscale

Nella legge delega della riforma fiscale compare anche la tanto citata “Iva zero” per i beni di prima necessità, lo stop alle comunicazioni fiscali nei mesi di agosto e dicembre e le sanzioni penali attenuate per i contribuenti che si sono trovati impossibilitati a pagare e per le imprese che collaborano.

Per la revisione dell’Iva i criteri specifici prevedono:

  • la revisione della definizione dei presupposti dell’imposta al fine di renderli più aderenti alla normativa dell’Unione europea e delle norme di esenzione;
  • la razionalizzazione del numero e della misura delle aliquote;
  • la revisione della disciplina della detrazione;
  • la razionalizzazione della disciplina del gruppo Iva per semplificare le misure previste per l’accesso e l’applicazione dell’istituto.

Le novità per l’Ires

La revisione del sistema di imposizione sui redditi delle società e degli enti viene basata sulla riduzione dell’aliquota Ires qualora vengano rispettate, entro i due periodi d’imposta successivi a quello nel quale è stato prodotto il reddito, entrambe le seguenti condizioni:

  • una somma corrispondente, in tutto o in parte, al detto reddito sia impiegata in investimenti, con particolare riferimento a quelli qualificati, e in nuove assunzioni;
  • gli utili non siano distribuiti o destinati a finalità estranee all’esercizio dell’attività d’impresa.

Le nuove misure per l’Irap

La riforma fiscale interviene anche con una revisione organica dell’Irap, con l’intenzione di abrogare tributo e di istituire contestualmente una sovraimposta Ires tale da assicurare un equivalente gettito fiscale, per garantire il finanziamento del fabbisogno sanitario, nonché il finanziamento delle Regioni che presentano squilibri di bilancio sanitario ovvero che sono sottoposte a piani di rientro.

I commenti alla riforma fiscale

Per Giorgia Meloni "la riforma contiene una visione complessiva e programmatica che premia la lealtà e la responsabilità del contribuente, gettando le basi per un nuovo rapporto di fiducia con il Fisco. Grazie alla Riforma del sistema fiscale abbassiamo le tasse, aumentiamo la crescita e l’equità, favoriamo occupazione e investimenti”.

Per la premier si tratta di "Una vera e propria svolta per l’Italia, una riforma epocale, strutturale e organica: una rivoluzione attesa da 50 anni con importanti novità a favore di cittadini, famiglie e imprese. Con il nuovo Fisco delineiamo una nuova idea di Italia, vicino alle esigenze dei contribuenti e attrattivo per le aziende", ha concluso.

Nella riforma fiscale "non c'è nessuna forma di patrimoniale, palese o occulta, nessuna tassa aggiuntiva sulla casa e lo dico perché questo non era per niente scontato. Noi nella legge delega fiscale del precedente governo avevamo una ipotesi di riforma del catasto che avrebbe portato a una maggiore tassazione degli immobili e nei programmi di altre formazioni politiche erano previste delle forme di patrimoniali".

Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'Attuazione del programma, Giovanbattista Fazzolari, intervistato da Bruno Vespa in 'Cinque minuti'. "Con la legge approvata oggi dal Consiglio dei ministri, e che dovrà essere approvata dal Parlamento, invece rispettiamo gli impegni che avevamo preso con gli elettori e quindi meno tasse per tuti e un rapporto più equilibrato tra Stato e contribuente", ha aggiunto Fazzolari.

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