Come si calcola lo stipendio da lordo a netto, anche in relazione alle novità introdotte dalla Manovra 2025: cosa sapere.
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Calcolo dello stipendio netto
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Come avviene il calcolo dello stipendio netto, a partire dal lordo concordato con il datore di lavoro o, ancora, con il committente? È un dubbio che attanaglia molti lavoratori che, con una normativa fiscale in continua evoluzione, possono comprensibilmente entrare in confusione.

Per la determinazione dello stipendio netto pesano soprattutto le aliquote fiscali, ovvero quanto si andrà a pagare di tasse, e la quota di contributi previdenziali. Fattori che possono anche mutare di anno in anno, basti pensare alle nuove aliquote IRPEF e al cuneo fiscale della Manovra 2025.

Come si calcola lo stipendio netto mensile?

Come già accennato in apertura, mentre lo stipendio lordo concordato con il datore o il committente - a seconda si sia dipendenti o autonomi - non desta grandi dubbi, per molti lavoratori una domanda è frequente: come si fa a calcolare il netto?

Per poter calcolare lo stipendio netto dal lordo, sono generalmente diversi i fattori da prendere in considerazione:

  • lo stipendio lordo, ovvero la somma totale concordata prima della sottrazione di imposti e contributi;
  • la quota delle imposte, che possono variare a seconda della tipologia di lavoro - ad esempio, un’occupazione da dipendente o da autonomo - e da eventuali accordi speciali di categoria;
  • la quota dovuta ai contributi previdenziali, anche in questo caso distinguendo tra tipologia di lavoro - dipendente oppure autonomo - nonché la cassa di appartenenza;
  • eventuali detrazioni o bonus a cui si può accedere in presenza di eventuali requisiti.

Come si fa a calcolare il netto per i lavoratori dipendenti

La casistica più frequente è quella dei lavoratori dipendenti, i quali negoziano il lordo con il datore di lavoro in sede di sottoscrizione del contratto. Una volta determinato quale sia il lordo, comprensivo di eventuale tredicesima e quattordicesima, si deve procedere a sottrarre alcuni elementi per ottenere il netto effettivo.

Calcolo dello stipendio netto
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Il primo passaggio consiste nel considerare quale sia la quota del lordo che verrà destinata ai contributi previdenziali. Per i dipendenti iscritti all’INPS, le aliquote contributive corrispondono solitamente - fatte le dovute eccezioni, come i dipendenti di aziende in settori agevolati - al 33% nella ripartizione standard, così suddiviso:

  • il 23,81% a carico del datore di lavoro;
  • il 9,19% a carico del dipendente, tramite trattenute dirette in busta paga da parte dello stesso datore, in qualità di sostituto d’imposta.

Sottratta la quota relativa ai contributi, si ottiene il reddito imponibile. Si deve perciò passare alla valutazione della porzione di imposta che, per i lavoratori dipendenti, corrisponde nella maggior parte dei casi all’IRPEF. Con la già citata Manovra 2025, ovvero la Legge di Bilancio 2025, si sono voluti introdurre tre nuovi scaglioni sulla base imponibile proprio per le aliquote IRPEF:

  • il 23% fino a 28.000 euro;
  • il 35% tra 28.001 e 50.000 euro;
  • il 43% oltre i 50.001 euro.

A queste aliquote, vanno poi aggiunte le addizionali IRPEF comunali e regionali, la cui entità può variare a seconda del luogo in cui si risiede. 

Infine, vanno considerate le eventuali detrazioni da lavoro dipendente e i bonus di cui si può godere, nonché le eventuali per carichi di famiglia, per i portatori di handicap e molto altro ancora. Interessante, ad esempio, è il nuovo taglio del cuneo fiscale introdotto proprio con la Manovra 2025, che prevede:

  • un’indennità esente, tra il 4,8 e il 7,1%, per redditi da 8.500 a 20.000 euro;
  • una detrazione fissa di 1.000 euro per chi guadagna tra 20.000 e 32.000 euro;
  • una detrazione a riduzione progressiva, fino a completo azzeramento, dai 32.000 ai 40.000 euro. Di conseguenza, non si applica ai redditi superiori a questa soglia.

Come si fa a calcolare il netto per i lavoratori autonomi

Diverso è il discorso per i lavoratori autonomi, i quali si trovano ovviamente in una condizione fiscale e contributiva differente rispetto ai dipendenti.

In linea generale, la maggior parte dei lavoratori autonomi si trova in partita IVA. Per chi ha aderito al regime ordinario, per il calcolo del netto bisogna generalmente considerare:

  • il fatturato lordo, ovvero tutte le entrate percepite;
  • le spese deducibili, ovvero quelle inerenti all’attività, come ad esempio affitti, utenze e attrezzature;
  • i contributi previdenziali, secondo quanto previsto dalla propria cassa di appartenenza. Ad esempio, per gli iscritti alla Gestione Separata INPS, per il 2024 la quota contributiva è del 26,23% sull’imponibile netto;
  • le aliquote IRPEF e le eventuali addizionali comunali e regionali;
  • le eventuali detrazioni di cui si ha diritto.

Per coloro che, invece, hanno aderito al regime forfettario, vi sono alcune differenze. Innanzitutto, è prevalente il principio di cassa, quindi imposte e contributi non vengono calcolati su quanto fatturato, ma su quanto effettivamente incassato: quest’ultimo valore è pari al lordo. Dopodiché, si dovrà:

  • considerare il proprio coefficiente di redditività, in base al proprio codice ATECO, normalmente compreso tra il 40 e il 78%. Questa rappresenta la percentuale sul reddito lordo sulla quale verrà calcolata l’imposta sostitutiva;
  • calcolare i contributi previdenziali, a seconda della cassa d’appartenenza. ad esempio, per gli iscritti alla Gestione Separata dell’INPS, la media contributiva è del 26,23%;
  • considerare l’imposta sostitutiva, pari al 5% per i primi 5 anni di attività e del 15% per i successivi, con le dovute eccezioni previste per legge.

È utile specificare, che gli autonomi afferenti al regime forfettario, proprio poiché approfittano di un’aliquota sostitutiva all’IRPEF, non possono approfittare di quasi la totalità delle detrazioni, pur mantenendo la deducibilità dei contributi previdenziali obbligatori.

Altre tipologie di calcolo del netto

Per il passaggio dal lordo al netto, è utile anche specificare altre tipologie diffuse di lavoratori, che possono approfittare di aliquote fiscali e contributive diverse. Ad esempio:

  • per il calcolo dello stipendio netto in apprendistato, l’aliquota INPS a carico del dipendente è solitamente del 5,84% della retribuzione imponibile;
  • per il calcolo dello stipendio netto in part-time si applicano le normali aliquote IRPEF e INPS previste per i dipendenti full-time, tuttavia si potrà approfittare di un taglio del cuneo fiscale maggiore dato le minori entrate lorde.

Ancora, per il calcolo del lordo effettivo dei lavoratori dipendenti - e, di conseguenza, del loro netto - è sempre necessario prendere in debita considerazione anche gli scatti di anzianità.

Esempi di passaggio da lordo a netto

Com’è possibile intuire dai dettagli emersi nei precedenti paragrafi, il passaggio da lordo a netto potrebbe non essere semplice, poiché la disciplina fiscale e contributiva può apparire non sempre alla portata di tutti. Per questo, è utile avvalersi di alcuni comodi esempi relativi alle aliquote della Manovra 2025, che dovranno però essere considerati come indicativi, poiché la quota di detrazioni e di addizionali IRPEF comunali e regionali può variare da un individuo all’altro.

Facendo riferimento a una tabella da lordo a netto esemplificativa, si ottengono i seguenti riferimenti generici, calcolati su dodici mensilità:

Reddito Lordo AnnuoReddito Mensile Netto Approssimativo
15.000 euro1.079 euro
25.000 euro1.656 euo
35.000 euro2.314 euro
50.000 euro2.733 euro
75.000 euro3.708 euro

Quanto sono 35.000 euro lordi

A quanto corrispondono 35.000 euro lordi annuali, ovvero poco più dello stipendio medio in Italia, di circa 33.000 euro? 

Stipendio netto
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Per procedere al calcolo per un lavoratore dipendente, bisogna innanzitutto considerare la quota di contributi INPS. Questi sono pari a circa 3.216 euro, cioè al 9.19%. Si ottiene, così, un imponibile fiscale di circa 31.783 euro. A questo si dovranno sottrarre, in base alla Manovra 2025:

  • circa 6.440 euro di aliquote IRPEF al 23% nel primo scaglione;
  • circa 1.324 euro di aliquote IRPEF al 35% per il secondo scaglione;
  • qualche centinaio di euro per le addizionali. Ipotizzando siano all’1%, si avranno circa 318 euro.

Alla cifra ottenuta, si dovranno poi aggiungere le detrazioni per lavoro dipendente - di circa 1.578 euro - e le altre agevolazioni, come il taglio del cuneo fiscale - pari a circa 2.485 euro l’anno, per un totale di 4.063 euro. Si otterrà così un netto di circa 27.675 euro l’anno, pari a un netto mensile di 2.314 euro calcolato su dodici mensilità.

Quanto sono 50.000 euro lordi al netto

Discorso simile se si desidera ottenere il netto da lavoro dipendente per un lordo di 50.000 euro. Considerando i contributi previdenziali a carico del lavoratore - pari al 9,19%, quindi circa 4.595 euro - si otterrà un imponibile fiscale di circa 45.405 euro. A questo andranno sottratte le aliquote IRPEF:

  • circa 6.440 euro di aliquote IRPEF al 23% nel primo scaglione;
  • circa 6.102 euro euro di aliquote IRPEF al 35% per il secondo scaglione;
  • qualche centinaio di euro per le addizionali. Ipotizzando siano all’1%, si ottiene circa 454 euro.

Alla somma ottenuta si dovranno aggiungere le detrazioni per lavoro dipendente - circa 394 euro - mentre il taglio del cuneo fiscale non è presente perché il lordo supera i 40.000 euro: si otterrà, così, un netto annuale di circa 32.803 euro, pari a circa 2.733 euro mensili su dodici mensilità.

Come già sottolineato più volte, il calcolo è approssimativo poiché non vengono considerate eventuali detrazioni aggiuntive di cui il lavoratore può godere, così come la componente esatta delle addizionali locali. A questo scopo, è utile chiedere un parere al proprio commercialista di fiducia.

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