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Investimenti immobiliari, i settori più interessanti del 2021 secondo Cbre
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Quali saranno le strategie d’investimento del 2021? Quali sono i fattori che spingono l’offerta di capitali verso un segmento o un altro? Quali asset sono più interessanti? Due sondaggi di Cbre fotografano la situazione.

I fattori della crescita immobiliare 2021

Dalla ricerca Cbre “Investor Intentions” è emerso che, secondo gli investitori, il Pil potrà tornare ai livelli pre-pandemia solo a partire dal 2023 (60%), ma per il 44% degli intervistati il settore del Real Estate sarà sostenuto dalle politiche monetarie della Bce e la maggior parte ritiene che le condizioni del credito rimarranno favorevoli (61%).

La pandemia ha messo al centro degli interessi degli investitori la tenant retention, come conseguenza dell’aumento delle richieste di riduzione dei canoni d’affitto nel corso del 2020. Per il 77% degli investitori, queste richieste continueranno anche nel 2021 e in molti si aspettano ritardi nei pagamenti (66%) o richieste di rental holidays (47%).

Investimenti immobiliari, i settori più interessanti del 2021 secondo Cbre
Cbre

Investire in immobili, dove conviene farlo

Per quanto riguarda le intenzioni di investimento, più della metà dei rispondenti si aspetta un’attività in linea con il 2020, mentre si abbassa leggermente la percentuale di chi si aspetta volumi di investimento superiori (36%).

Le asset class più interessanti del 2021 saranno la logistica last mile (per il 72% dei rispondenti), gli sviluppi residenziali (col 61% di preferenze), la logistica tradizionale (indicata come settore più attraente dal 57%) e il settore NPL (che raccoglie il 45% dell’interesse). Buono anche il risultato di hotels e healthcare (preferite rispettivamente dal 40% e dal 39% dei rispondenti). In particolare:

  • L’asset class residenziale è ritenuta un settore interessante in cui investire dall’85% degli intervistati. Gli ostacoli principali allo sviluppo di questo comparto sono l’eccessiva frammentazione della proprietà (per il 25% degli intervistati) e la scarsa qualità dello stock esistente(16%).
  • Per la logistica, gli investitori non si aspettano attività di repricing (56%): per il 29% è addirittura plausibile che la competizione nel settore porti ad acquistare a prezzi superiori a quelli richiesti. Più variegato il range di risposte per le altre asset class.
  • In merito all’impatto atteso del remote/smart working sulla domanda di spazi a uso uffici, la maggior parte degli investitori (48%) si aspetta una riduzione di massimo il 10%. Il 55% degli intervistati si dice propenso a investire in spazi affittati a operatoriFlex, ma per il 76%la flexoccupancy non dovrebbe andare oltre il 30% dello spazio disponibile.
  • Cresce il focus sulle tematiche ESG: il 12% dichiara di non prendere in considerazione asset che non rispecchiano i criteri più moderni in materia e per il 57% degli intervistati la sostenibilità è uno dei più importanti fattori nella scelta di un asset o comunque gioca un ruolo importante.

Investimenti immobiliari, i settori più interessanti del 2021 secondo Cbre
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I rendimenti prime

In relazione alle aspettative sugli yield degli asset prime, gli intervistati concordano per la maggior parte su una buona tenuta dei rendimenti degli uffici stabilizzati, su nuove compressioni nel settore Logistica e ulteriori incrementi per i settori Retail e Hotels. CBRE Italy Occupier Survey.

L’impatto dello smart working sugli investimenti immobiliari

La ricerca “Occupier” di Cbre è stata invece condotta su un campione significativo di top manager di importanti aziende operanti in diversi settori,le cui strategie real estate guardano al mercato italiano.

Il sondaggio è incentrato sul tema del momento: lo smart working. Dai risultati è emerso che il 66% delle aziende intervistate aveva già implementato politiche di smart working prima della pandemia, con una pianificazione, per la maggior parte, di un giorno a settimana (70%). Nel new normal post-Covid gran parte dei rispondenti prevede di potenziare queste politiche arrivando a un massimo di 3 giorni a settimana (37%), in accordo con le preferenze espresse dai dipendenti.

Per il 79% degli intervistati, lo smart working prolungato non impatta la produttività dei dipendenti, ma può avere effetti negativi sul loro benessere psico-fisico (per il 66%), sulla capacità di trasmettere know-how e valori aziendali (per il 71%) e sulla crescita e la retentiondei talenti (per il 57%).

In merito all’impatto dello smart working sulla domanda di spazi, buona parte degli occupier ha dichiarato di aspettarsi una riduzione del numero delle postazioni e delle superfici (superiore al 30% solo per il 25% degli intervistati). Il 57% dei rispondenti ha tuttavia in programma un cambiamento di layout che preveda un aumento delle aree collaborative. In ogni caso, oltre il 40% delle aziende ritiene che i propri costi real estate subiranno un calo lieve, mentre il 35% li prevede stabili.I driver principali nella richiesta di nuovi spazi saranno la tecnologia (indicata dall’80% dei rispondenti) e il wellness (centrale per il 66%).Cresce infine l’interesse nei confronti delle soluzioni Flex: il 64% degli intervistati dichiara di guardare maggiormente questa tipologia di spazi.

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