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Altre cattive notizie per l’Italia in tema lavoro. Il nostro Paese è il quarto dell’area Ocse per percentuale di disoccupati di lunga durata, quindi persone che non lavorano da un anno o più, sul totale dei senza lavoro. A renderlo noto il rapporto dedicato prorio all’Italia e che fa parte della serie “Oecd360”. Secondo quanto emerso, dal 2007 al 2013 la quota di disoccupati di lunga durata sul totale dei disoccupati è salita nel nostro Paese dal 45% a quasi il 60%. Tale percentuale è stata superata solo da Irlanda, Grecia e Slovacchia.

Una situazione che ha determinato un forte calo del risparmio delle famiglie e non solo. L’assenza di un’entrata economica porta, infatti, a una significativa riduzione dei consumi, che – a sua volta – genera una minore richiesta di beni e servizi. Fatto che si ripercuote sul livello di occupazione. In poche parole, si tratta di un drammatico circolo vizioso.

A complicare il tutto, subentra il nodo pensione. Con lo spostamento sempre più in avanti dell’età necessaria per poter ritirarsi dalla vita lavorativa, per i disoccupati di lunga durata le cose si complicano ulteriormente.

Il rapporto Ocse ha poi evidenziato un altro dato interessante. In Italia, nonostante il reddito medio disponibile corretto pro capite delle famiglie (pari a 24.724 dollari all’anno) sia superiore alla media Ocse (23.938 dollari all’anno), “c'è un notevole divario tra i più ricchi e i più poveri. Il 20% più ricco della popolazione guadagna quasi sei volte di più del 20% più povero”.

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