Il decreto approvato la scorsa settimana dal Consiglio dei Ministri contiene importanti novità anche in tema di lavoro. Tra le misure contenute, infatti, figura anche la proroga dello smart working nella PA fino al 31 dicembre 2023. Si tratta di un intervento richiesto già da tempo dai sindacati, che è stato finanziato con 1,67 milioni di euro e recepisce le richieste avanzate da tempo dai sindacati. Ma, nel dettaglio, scopriamo cosa cambia e per quali categorie di lavoratori pubblici.
Le novità della proroga
Potranno fruire della proroga dello smart working nella Pubblica Amministrazione, fino al 31 dicembre 2023, i dipendenti pubblici affetti da patologie croniche con scarso compenso clinico e con particolare connotazione di gravità.
Si tratta, quindi, sostanzialmente delle stesse linee guida dei primi provvedimenti in materia di lavoro agile che erano stati introdotti per porre rimedio all’impossibilità di andare in ufficio durante i lockdown e tutelare le categorie più esposte durante la pandemia.
La novità in materia prevista dal decreto riguarda i docenti in situazione di lavoro agile che potranno essere adibiti “ad attività di supporto all’attuazione del Piano triennale dell’offerta formativa”.
La proroga dello smart working nella PA veniva chiesta già da tempo dai sindacati per eliminare la disparità tra i dipendenti pubblici in condizioni di fragilità e la stessa categoria di lavoratori del settore privato. Per questi ultimi, infatti, già potevano lavorare da remoto fino a fine anno.
Quando termina il lavoro agile nella Pubblica Amministrazione?
Prima dell’intervento del decreto approvato dal Consiglio dei Ministri, la possibilità di poter fruire dello smart working nella PA sarebbe dovuta cessare il 30 settembre 2023. Tuttavia, per i lavoratori fragili nel settore pubblico, è intervenuta una proroga al 31 dicembre 2023 per la modalità di lavoro agile.
Chi ha diritto allo smart working nella Pubblica Amministrazione?
Lo smart working nelle Pubblica Amministrazione è rimasto un diritto per i lavoratori fragili, disabili o immunodepressi. Stesso discorso anche per chi ha figli fino a 12 anni di età o senza alcun limite di età nel caso di figli in condizioni di disabilità.
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