
I tassisti sono sul piede di guerra. "Uber", che attualmente opera in 70 città di 45 paesi, spaventa. Ma qual è il suo segreto? presto detto. Il servizio di trasporto automobilistico privato è veloce, tecnologico, si paga con lo smartphone senza dover ricorrere ai contanti e permette di decidere con chi viaggiare
Il modello sui cui si basa "uber" è semplice: si scarica l'applicazione, grazie al gps si viene localizzati e informati sui veicoli accreditati presenti nelle vicinanze, si conosce il prezzo del viaggio e, una volta giunti a destinazione, si paga con lo smartphone. Ciò che viene pagato è così diviso: 20% ad uber e 80% al conducente
La guerra dell'economia collaborativa
Come è accaduto anche per altri tipi di business, come "bla bla car" o "Rentalia", le grandi lobby hanno protestato e si sono date da fare per evitare di perdere il loro status. Secondo i tassisti, che hanno organizzato manifestazioni in varie città, "uber" fa una concorrenza sleale. Ad essere messo in discussione è il fatto che viene proposto il medesimo servizio senza però disporre della licenza richiesta ai conducenti di taxi
Ma chi c'è dietro?
Dietro "uber" c'è la silicon valley. L'azienda californiana è nata con del capitale di rischio e ha dato il via alla sua attività a san francisco. Tra gli investitori che hanno puntato su questa realtà ci sono goldman sachs, benchmark e google. Il ceo è travis kalanick, un 38enne appassionato del gioco per la wii di tennis. La sede europea si trova ad amsterdam
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