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Brexit, nuovo accordo in extremis con l’Ue per evitare il no deal. Oggi si vota
GTRES

La buona notizia è che ieri May ha strappato a Juncker una nuova intesa sul backstop. La cattiva è che il voto di oggi a Westminster per evitare il no deal è tutt’altro che certo.

Definire la giornata odierna come cruciale, infatti, rischia di suonare come il più morbido degli eufemismi. L’uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea è fissata per il 29 marzo. A meno di tre settimane dalla Brexit, quindi, Londra non ha ancora trovato la chiave per votare l’accordo di recesso (a gennaio il Parlamento britannico aveva bocciato con una ampissima maggioranza la prima versione).

E, con un nuovo voto previsto proprio per la giornata di oggi, le speranze di raggiungere la maggioranza per scongiurare il no deal erano ormai ridotte al lumicino. Perché le trattative per convincere l’opposizione, e parte della coalizione, a votare sì erano naufragate ancor prima di partire. Ma proprio sul filo di lana, nella giornata di ieri, May è volata a Strasburgo per incontrare Juncker.

Il presidente della Commissione europea, al termine della visita ha dichiarato: “In politica è possibile ottenere una seconda possibilità. Ciò che conta è quello che si fa con la seconda possibilità, perché non vi sarà alcuna terza possibilità. Non potrà esservi una ulteriore interpretazione dell'interpretazione, nessuna nuova assicurazione sull'assicurazione, se il voto (di oggi, ndr) fallisce. Di più non si può fare”.

L’interpretazione e l’assicurazione di cui parla Juncker è la nuova intesa sul cosiddetto backstop. L’Europa ha aggiunto un documento (di cinque pagine) che assicura la natura temporanea del meccanismo che manterrebbe un confine aperto tra Irlanda e Irlanda del Nord, in caso non si raggiunga un accordo commerciale nel periodo di transizione.

Quello che teme un’ampia ala del Parlamento è che con il “grimaldello” del backstop il Regno Unito possa essere tenuto in ostaggio all’interno dell’unione doganale, e in una forma blanda di mercato unico, per sempre. Con l’intesa raggiunta con Juncker, però, May avrebbe ottenuto una dichiarazione legalmente vincolante per evitare uno scenario simile.

E lo stesso presidente della Commissione europea ha assicurato che la nuova versione dell’accordo ha il sostegno del premier irlandese Leo Varadkar, “con cui sono stato in contatto costante”. L'Irlanda è parte in causa e non potrebbe essere altrimenti, perché l'obiettivo condiviso di Londra, Dublino e Bruxelles è di evitare un ritorno della frontiera fisica nell'Ulster e delle tensioni religiose nella regione.

Sin qui la teoria, ma nella pratica nulla è scontato per il voto di oggi. Innanzitutto, il procuratore generale Geoffrey Cox dovrà esprimersi per stabilire se May ha strappato effettivamente le concessioni richieste all’Europa.

Ma nel frattempo il leader laburista Jeremy Corbin già promette battaglie: ”Le trattative del Primo Ministro sono fallite, l'accordo di ieri sera con la Commissione europea non contiene nulla che si avvicina ai cambiamenti che Theresa May ha promesso al Parlamento. Ecco perché oggi i legislatori devono respingere questo accordo”.

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