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Imprese, misurare lo stress da lavoro diventa obbligatorio

Con una circolare emanata dal ministro del lavoro maurizio sacconi diventa obbligatorio per tutte le imprese misurare lo stress da lavoro e tutti i rischi che ne conseguono. Come funziona lo stressometro?

Tra i fattori di stress da analizzare ci sono: carichi e ritmi di lavoro, orario e turni, percorsi di carriere e perfino i conflitti con i colleghi. L'obiettivo è quello di mettere in atto misure per eliminare o ridurre al massimo lo stress. Questo prevede la circolare firmata dal ministero del lvoro in attuazione del tsto unico sulla salute e la sicurezza nel lavoro

Non solo, quindi, i fattori tradizionali, come, per esempio, l’uso di sostanze nocive o di macchinari pericolosi, ma anche i rischi di tipo immateriale, tra i quali, espressamente, quelli che riguardano lo stress lavoro-correlato

La valutazione avviene in due fasi su gruppi di lavoratori esposti in maniera omogenea allo stress e non sul singolo. Da chi? come in tutti gli altri fattori di rischio il datore di lavoro si avvale di un responsabile del servizio di prevenzione e protezione con il coinvolgimento del medico competente e con la consultazione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. La valutazione avviene in due fasi: la prima obbligatoria e tesa a rilevare indicatori oggettivi e verificabili di vario tipo. Se non emergono elementi di rischio, il datore di lavoro dovrà solo darne conto nel documento di valutazione del rischio e prevedere un piano di monitoraggio. Se invece risultano fattori di stress, si passa alla seconda fase

L'adozione di opportuni interventi correttivi e se la situzione non migliora alla valutazione approfondita anche attraverso questionari, focus e interviste. Solo nelle imprese che occupano fino a 5 lavoratori la procedura è più semplice: bastano riunioni tra datore di lavoro e dipendenti. La nuova normativa entra in vigore dal 31 dicembre 2010

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8 Aprile 2011, 22:34

Il fallimento della politica del raffreddamento dei conlitti nei posti di lavoro non ha avuto nessun seguito,la precarietà del lavoro ha rafforzato le clientele politiche
Che prima erano da addebbitare a un bisogno di futuribile serenità lavorativa.
OGGI INVECE si rapportano ad un vero e proprio bisogno economico per evitare
La povertà, pertanto anche i conflitti e lo stress che ne consegue non sono più rapportabili allo sviluppo della carriera, ma un vero e proprio asservimento al bisogno.
Tutto corre sul binario del conflitto generazionale tra lavoratori anziani garantiti e i loro figli assoggettati all'arrangiarsi.
Difficile comprendere quale sia stato il progetto politico di visione futuribile della legge Biagi, che assassinato non ha potuto riconsiderare gli aspetti speculativi della flessibilita agognata dalle moderne società. si applicano leggi flessibili con un ricatto sociale sui bisogni primari....niente contributi...spesso molto stress..solo istanze di fallimento e mutui non recuperabili.. Spero che qualcuno se ne accorga.

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