
Il jobs act è definitivamente legge. Anche se di definitivo vi è ancora poco, trattandosi di un'ampia delega che si completerà solo con l'emanazione dei decreti attuativi. È certo, però, che incide profondamente sulla normativa del lavoro, operando su quell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori già intaccato dalla riforma fornero
Jobs act vecchi contratti
In realtà, nulla cambia per chi già gode dei benefici di un vecchio contratto a tempo indeterminato. E se la ratio della riforma doveva essere quello di ridurre le distanze tra lavoratori tutelati e non tutelati, appare una Chiara contraddizione. Per i nuovi assunti, invece, scompare il diritto al reintegro in caso di licenziamenti di natura economica. Rimane, invece, per quelli discriminatori e per alcune fattispecie di quelli disciplinari
Jobs act, licenziamenti
Qui è atteso l'intervento dell'esecutivo, per definire con esattezza quali sono le fattispecie che potranno portare datore di lavoro e (ex) dipendente a confrontarsi davanti al giudice. Così come quelle nelle quali ciò non potrà del tutto avvenire, chiarendo quando sussistano le circostanze per un licenziamento economico. Il governo vorrebbe garantire, tra l'altro, indennizzi più vantaggiosi, forse anche defiscalizzati, a chi rinuncia a intraprendere un contenzioso
Jobs act, contratto a tutele crescenti
Non è chiaro, al di là magari di un'entità maggiore del risarcimento, in cosa altro potranno consistere le "tutele crescenti" dei nuovi contratti, destinati negli auspici della maggioranza a soppiantare quale forma largamente prevalente, se non unica, le decine di tipologie esistenti al momento e a mandare in soffitta i contratti a progetto (co.co.pro) e le collaborazioni coordinate e continuative (co.co.co.). Dalla lettera della legge non pare si vada verso il modello boeri - garibaldi del "contratto unico di inserimento", che dopo i tre anni prevede una stabilizzazione del tutto analoga a quella della vecchia normativa
Jobs act, contratto a termine acausale
Ancora da verificare anche come il contratto a tutele crescenti andrà a innestarsi sulla liberalizzazione, avvenuta appena a maggio col decreto poletti, dei contratti a termine acausali, adottabili dall'azienda (in ragione di un quinto della forza lavoro complessiva) per tre anni. Un "cumulo" delle due normative potrebbe portare a tre anni di contratti a termine, seguiti dall'avvio del percorso delle tutele crescenti. Diversi giuslavoristi hanno manifestato perplessità sul fatto che ciò possa combattere il precariato
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