
La guerra in Ucraina avrà delle conseguenze sulla crescita economica negli Stati europei. in particolare, per quanto riguarda l'Italia, sarà necessario rivedere le stime sul Pil 2022. Il centro studi indipendente Mazziero Research ha già aggiustato le sue previsioni, ritoccandole al ribasso.
Pil italiano al ribasso con la guerra in Ucraina
Secondo quanto stimato da Mazziero Research, l'incertezza causata dalla guerra in Ucraina determinerà una revisione al ribasso della crescita economica in Italia.
"Se già nei primi due mesi dell'anno l'impatto dell'inflazione su materie prime e beni di consumo si era fatta sentire, - commenta Maurizio Mazziero, fondatore di Mazziero Research, - la guerra tra Russia e Ucraina ha introdotto ulteriori incertezze e spinto ancora più in alto i prezzi di petrolio, gas e prodotti agricoli con aumenti che non si sono ancora riversati interamente sul carrello della spesa. L'attuale dinamica dei prezzi fa pensare che non si tratti di un fenomeno temporaneo, ma che possa durare per diversi mesi. Nel contempo, la sostanziale stabilità dei salari determina una sensibile perdita del potere di acquisto, peggiorando la fiducia dei consumatori".

Il centro studi rivede quindi al ribasso le stime di crescita trimestrale e annuale per il 2022:
- Stima PIL 1° trimestre 2022: +0,3% (dal +0,6% precedente)
- Stima PIL 2° trimestre 2022: +0,2% (dal +0,8% precedente)
- Stima PIL 3° trimestre 2022: +0,4% (dal +0,6% precedente)
- Stima PIL 4° trimestre 2022: +0,6% (dal +0,4% precedente)
- Stima PIL 2022: +3,1% (dal +4,1% precedente)
L'attuale stima del PIL al 1° trimestre (+0,3%) mantiene ancora un'intonazione positiva, ma non si esclude un'ulteriore revisione al ribasso in base all'evoluzione di 3 fattori:
- Guerra Russia-Ucraina;
- Andamento inflazione;
- Produzione industriale.
Il debito pubblico italiano
Dopo la diminuzione di fine 2021, secondo le stime di Mazziero Research torna inoltre a salire il debito pubblico che si stima in 2.701 miliardi a gennaio e che continuerà ad aumentare nei mesi successivi portandosi a giugno in una fascia tra 2.735 e 2.772 miliardi.

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