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cuba libre
GTRES

Per gli amanti del rum e non solo, un viaggio tra le isole caraibiche è a portata di mano. Se non nel senso di fare le valigie e partire fisicamente per un lungo tour alla scoperta dei luoghi che vedono la produzione dei migliori rum al mondo, almeno con l’immaginazione: aiutandosi con l’Atlante del rum – Distillerie dei Caraibi e degustazione, volume a cura di Luca Gargano edito da Edizioni Lswr. Poltrona, bicchiere alla mano, libro sulle ginocchia e via, si parte per i Caraibi.

Luca Gargano è la guida perfetta per questo viaggio, essendo tra i massimi esperti di rum d’Italia, se non del mondo. Si tratta infatti, per chi non lo sapesse, del proprietario di Velier, azienda specializzata nell’importazione di alcoolici da lui partecipata dal 1983 e poi rilevata nel 1997, anno dopo il quale iniziò a diventare una delle massime autorità in materia del pregiato distillato. Che, premettiamo per i puristi, può chiamarsi ron, rum o rhum a seconda dell'influenza rispettivamente spagnola, anglosassone o francese della terra di produzione, il che non si riflette solo nel nome ma anche nelle caratteristiche intrinseche del distillato...che per comodità viene chiamato universalmente solo "rum". Ecco quindi alcune delle 17 isole che si possono visitare virtualmente con il suo Atlante (e i corrispondenti cocktail tipici):

Cuba (Mojito, Daiquiri, Cuba Libre)

L'Avana
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Il 16 gennaio 1920 segna l’inizio del Proibizionismo degli Stati Uniti. Cuba, così, diventa destinazione di prima scelta per i week-end alcolici degli americani. Constantino Ribalaigua, arrivato a Cuba dalla natia Spagna, si fa immediatamente notare per la sua professionalità e maestria e diventa in poco tempo titolare del bar Floridita. Lì ospiterà personalità come Ava Gardner, Tennessee Williams, il duca di Windsor, i pugili Gene Tunney e Rocky Marciano, Gary Cooper e Spencer Tracy, solo per citarne alcuni.

Le creazioni di Ribalaigua sono ancora presenti nelle cocktail list dei bar di ogni angolo del mondo. Di certo, è stato lui a contribuire alla popolarità della bevanda cubana per eccellenza, il Daiquiri, non senza la complicità di Ernest Hemingway, ospite abituale del Floridita dal 1932. Il Daiquiri è stato senza dubbio ispirato al Canchánchara, una miscela di 2/3 aguardiente, di zucchero di canna, di 1/3 di succo di lime e di un cucchiaino di miele.

Altro locale che diventerà il luogo di incontro per celebrità come Nat King Cole, Julio Cortázar, Pablo Neruda e Salvador Allende sarà Bodeguita del Medio di Angel Martinez. Lì si diffonderà la fama del cocktail che, ancora oggi, è il più famoso al mondo: il Mojito. Lo si beve a Cuba dalla fine del XIV secolo sotto il nome di draque, o draquecito, in onore del pirata Sir Francis Drake, che lo avrebbe servito ai suoi marinai per proteggerli dallo scorbuto.

Il Cuba Libre è un altro famoso cocktail dell’isola. Sarebbe stato inventato all’Avana nel 1900 circa. La leggenda narra che alla fine della guerra ispano-americana, le truppe inviate a Cuba dal presidente Roosevelt, i Rough Riders, avessero celebrato la fine del conflitto facendo un brindisi a base di rum e cola in un bar della capitale, inneggiando “Per Cuba Libre!”.

Martinica (Ti’ punch, Planteur)

Martinica
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In Martinica le bevande più popolari a base di rum sono il ti’ punch e il punch planteur. Il ti’ punch è simile alla caipirinha brasiliana: lime, zucchero di canna e rum bianco, il tutto mescolato con un bois lélé, agitatore artigianale in legno naturale. Bevuto come aperitivo o con accras de morue (frittelline di baccalà), può anche accompagnare un pasto creolo dall’aperitivo al dolce, sapendo che la cucina creola è al suo apice in Martinica, dove si esprime il più delizioso equilibrio tra ispirazioni francesi e caraibiche, africane e indiane.

Il planteur, invece, si prepara con il rum ambré e la frutta, senza scordare una goccia di sciroppo di granatina. La cosa casca bene, visto che l’isola è un tripudio di frutta, come abricot pays, carambole, chadec (agrumi simili al pompelmo), cocco, corossol, goyave, mango, papaya, pomme cannelle, mandarini, prune de Cythère, che vengono utilizzati, a seconda della regione, per la realizzazione dei punch locali. Il frutto viene messo in infusione per quindici giorni in rum bianco addizionato con sciroppo di canna da zucchero.

Puerto Rico (Piña Colada)

Porto Rico
Wikimedia commons

È il cocktail che rappresenta Puerto Rico ed è anche la sua bevanda ufficiale, dal 1978. Perché? Perché è il risultato di una rapida miscelazione di tre ingredienti caratteristici dell’Isola: ananas, crema di cocco e rum portoricano. È la Piña Colada, nominata bevanda ufficiale di Puerto Rico nel 1978. Ma è in due bar della vecchia San Juan che si gioca tutta la scena mixology portoricana attuale: La Factoria e il Café Hijos De Borinquen. Qui si degustano delle sapienti miscele che riflettono sia le tendenze tipicamente americane sia quelle più squisitamente peculiari dei Caraibi.

Il coquito, il papa Jac, il chichaíto e il bili sono alcuni dei grandi classici locali. Il coquito è un tipo di zabaione tradizionalmente servito a Puerto Rico: si prepara con rum, tuorli d’uovo, latte di cocco, latte condensato zuccherato, cannella, noce moscata e chiodi di garofano. Il suo consumo è generalmente riservato alle festività natalizie, quando è tradizionalmente servito con altri piatti delle feste. Papa Jac è una combinazione di aguardiente di canna, succo di frutto della passione e zucchero. Il bili, infine, è una miscela di pitorro, nome dell’alcol distillato artigianalmente sull’isola, e di un piccolo frutto chiamato quenepa. Il quenepa, o quenette in francese, cresce spontaneamente a Puerto Rico, e la sua la forma ricorda un piccolo lime dalla buccia liscia e rigida.

Santo Domingo

Santo Domingo
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Santo Domingo ha, da circa dieci anni, un suo cocktail ufficiale: il Santo Libre, alter ego domenicano del Cuba Libre, sotto forma di long drink fatto con rum e limonata

Sainte – Croix

A Sainte – Croix i cocktail, preparati nei bar dei tanti hotel dell’isola, sono studiati intorno ai rum Cruzan, solitamente il White o il Gold, a cui si aggiungono succhi di frutta tropicale, principalmente cocco e ananas e l’onnipresente noce moscata grattugiata, come nella migliore tradizione dei punch.

Tortola

A Tortola i turisti assaggiano il famoso “painkiller”, cocktail fatto in casa a base di Pusser’s, con succo d’ananas, succo d’arancia e latte di cocco, servito in una tazza di porcellana che fa tanto Old England.

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