Si intitola "Abitare il domani" e contiene linee guida e proposte rivolte alle istituzioni e agli operatori
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Terza età
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Si intitola “Abitare il domani” ed è il primo manifesto italiano sul cohousing. Il documento è stato ideato e promosso da “50&Più”, associazione volontaria del sistema Confcommercio. Come spiegato dal presidente nazionale Carlo Sangalli, al suo interno è possibile trovare le linee guida e le proposte rivolte alle istituzioni e agli operatori per promuovere una cultura dell’abitare collaborativo. Il segretario generale Lorenzo Francesconi ha poi sottolineato che verrà proposto “un tavolo permanente con gli stakeholder per avviare nuove progettualità e azioni di monitoraggio al fine di promuovere l’invecchiamento attivo utile a contrastare la solitudine e favorire la partecipazione”.

Le nove linee guida del primo manifesto italiano sul cohousing “Abitare il domani”

Sono nove i punti di riferimento del manifesto “Abitare il domani”

  1. Serve più informazione sul cohousing: diffonderne la cultura, sensibilizzare le Istituzioni. Gli over 55 mostrano una conoscenza ridotta, ma in crescita del cohousing. Occorre avviare una campagna informativa che valorizzi questa modalità abitativa, superi i pregiudizi e sensibilizzi tutti gli stakeholder sui suoi benefici trasformativi. 50&Più si impegna a: sostenere attivamente questa azione di sensibilizzazione, ponendo la diffusione della cultura del cohousing al centro della propria missione; supportare una rete per lo scambio di esperienze e best practice; collaborare con le Istituzioni per un quadro normativo e fiscale che riconosca e faciliti lo sviluppo del cohousing come soluzione abitativa per la terza età.
  2. Il cohousing richiede autonomia e progettazione partecipata. Gli anziani non devono essere semplici destinatari di un servizio, ma protagonisti del loro ambiente di vita. Devono essere “al” e “il” centro di ogni progetto di cohousing. È essenziale creare le condizioni affinché possano essere parte attiva e decisionale della pianificazione, gestione e organizzazione degli spazi e dei servizi, garantendo un ambiente che rifletta pienamente bisogni reali, aspirazioni e visione del futuro. In questo modo il cohousing si configura come un atto di autodeterminazione abitativa, dove la struttura è plasmata dai residenti per favorire l’incontro spontaneo, il supporto e il mutuo aiuto.
  3. Prossimità ai servizi essenziali vuol dire ancoraggio alla comunità. Il cohousing non è solo una modalità abitativa. Essendo un progetto di vita integrato, la scelta della posizione è strategica. La prossimità è l’infrastruttura invisibile del benessere. Va assicurata vicinanza a: servizi sanitari, farmaceutici e strutture ospedaliere; commercio (negozi, mercati e servizi bancari/postali) per mantenere le abitudini quotidiane e fare acquisti in autonomia, promuovendo autosufficienza e interazione; trasporto pubblico per combattere l’isolamento e preservare la mobilità sociale; servizi ricreativi e culturali (biblioteche, parchi pubblici, etc.), per facilitare l’integrazione e contribuire al benessere psicofisico.
  4. Accessibilità universale, spazi in condivisione e tutela della privacy: i tre principi cardine. Il cohousing richiede un equilibrio perfetto tra privacy e partecipazione, tra ambienti privati e aree comuni. Solo così ogni residente può beneficiare della piena autonomia nel suo alloggio e del supporto della vita comunitaria. Per garantire autonomia duratura la progettazione deve basarsi su un’accessibilità universale: gli ambienti devono essere privi di barriere (con rampe, ascensori, porte larghe e servizi adattati a ogni esigenza di mobilità). Le aree comuni (soggiorni, cucine, lavanderie, giardini, etc.) devono stimolare l’interazione sociale, rafforzando il senso di comunità, lo scambio di esperienze e la prevenzione attiva dell’isolamento.
  5. Sicurezza integrata e soluzioni domotiche avanzate creano ambienti a prova di futuro. Il cohousing deve erigersi sui pilastri della serenità e protezione. Non basta eliminare i rischi; occorre costruire un ambiente che vigili sul benessere, unendo sicurezza fisica e innovazione tecnologica. L’attenzione verso la sicurezza passiva - pavimentazioni antiscivolo, illuminazione ottimizzata contro il rischio di incidenti e cadute, etc. - può essere implementata da soluzioni di domotica per l’assistenza (sensori di movimento che monitorano anomalie, etc.) e - sempre in accordo con la comunità - da sistemi di videosorveglianza discreta nei soli spazi condivisi e di partecipazione.
  6. Design flessibile e accordo con la natura: i vantaggi di spazi adattabili e di aree verdi. Il cohousing può assumere una strategica visione a lungo termine grazie ad un design adattabile e flessibile che accompagni l’evoluzione delle esigenze legate all’invecchiamento. Alloggi e spazi comuni, se concepiti con caratteristiche modulabili, si possono riconfigurare in base alle mutate necessità di salute, mobilità o assistenza. Questa flessibilità può rendere il cohousing una soluzione ottimale di fronte a cambiamenti significativi. L’integrazione con la natura è essenziale: giardini, spazi verdi, orti, etc. favoriscono la socializzazione e uno stile di vita sano. Secondo l’indagine condotta da 50&Più sul rapporto cohousing e popolazione senior, tra gli spazi comuni più richiesti in testa ci sono parchi e giardini (38,7%), seguiti dagli orti (22,1%).
  7. Usare gli spazi comuni per promuovere il benessere e l’invecchiamento attivo. Superando una definizione riduttiva, gli spazi comuni del cohousing non devono solo essere “adatti alla terza età”. Vanno realizzati in modo che favoriscano uno stile di vita attivo e sano. Ogni realtà di cohousing deve prevedere e disporre quindi di un’area comune dedicata all’attività fisica, come palestre, sale attrezzate per il fitness, strutture polifunzionali in cui: praticare una vasta gamma di esercizi e discipline, individualmente o in gruppo; trovare l’ambiente ideale per mantenersi attivi, a prescindere dal livello di mobilità; svolgere regolarmente esercizi di mantenimento e riabilitazione leggera.
  8. Incentivare la sperimentazione e le formule temporanee di cohousing. Per rispondere alla diffusa curiosità e all’apertura verso il cohousing, occorre favorire l’avvio di progetti sperimentali dedicati alla popolazione anziana. Le formule abitative temporanee rappresentano un efficace strumento di avvicinamento e “test” pratico, come dimostrano alcuni dati rilevati dall’indagine condotta da 50&Più sull’argomento: il 54,8% dei potenziali interessati è favorevole e il 40,2% almeno possibilista sull’adozione di soluzioni flessibili. Tali progetti dovrebbero privilegiare un modello di cohousing di piccole dimensioni, ideale sotto i 10 nuclei familiari secondo quasi la metà del campione intervistato.
  9. Il cohousing può riconnettere le generazioni oltre l’età. Si deve puntare ad un cohousing che, pur essendo primariamente senior-focused, sia aperto e strutturato per favorire attivamente lo scambio intergenerazionale. Tali connessioni possono garantire un arricchimento culturale continuo e contrastare l’isolamento. Il vero valore del cohousing non è la sua configurazione anagrafica, bensì la sua capacità di ricostruire e generare legami sociali e partecipazione. Secondo la ricerca condotta da 50&Più il 31,2% propende per un’esperienza abitativa con coetanei, il 26,1% per una intergenerazionale. La maggioranza relativa – il 42,7% – dimostra invece una netta apertura verso modelli di convivenza misti.

Come è nato il manifesto “Abitare il domani”

Considerando l’evoluzione demografica, i cambiamenti nei modelli familiari e la necessità di nuove forme di solidarietà intergenerazionale e socialità che hanno reso indispensabile ripensare gli spazi e le modalità dell’abitare, l’associazione volontaria del sistema Confcommercio “50&Più” ha deciso di avviare un’indagine tramite il suo Osservatorio 50&Più. 

Grazie a questa indagine sono stati raccolti importanti dati e preziose testimonianze sul fenomeno del cohousing. Materiale che ha reso possibile creare il documento programmatico “Abitare il domani”, il primo manifesto in Italia sul cohousing che si pone l’obiettivo di contrastare la solitudine e tutelare il benessere delle persone anziane. 50&Più ha quindi lanciato il Tavolo permanente come cabina di regia utile alla creazione di spazi connessi tra realtà pubbliche, private e stakeholder.

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