A Fregene, località balneare a pochi chilometri da Roma, è possibile ammirare un simbolo dell’architettura del XX secolo. Si tratta della Casa Albero, realizzata tra il 1968 e il 1975. Per scoprire la storia di questo suggestivo e singolare complesso residenziale immerso nella pineta che contraddistingue la zona, idealista/news ha incontrato Raynaldo Perugini, architetto, professore di Storia dell'Architettura, figlio di Giuseppe Perugini e Uga De Plaisant, insieme a Patrizio Bitelli, architetto e promotore del Comitato Permanente per la Tutela della Casa Albero.
La Casa Albero di Fregene, la storia
La Casa Albero è stata progettata da Giuseppe Perugini, insieme alla moglie Uga De Plaisant e al figlio Raynaldo, i “3P”.
Giuseppe Perugini, nato a Buenos Aires nel 1914 e arrivato in Italia nei primi anni Trenta, avrebbe voluto fare lo scultore, ma a causa di un incidente al braccio destro decise di avvicinarsi al mondo dell’architettura, divenendone ben presto un importante esponente. Sono suoi, ad esempio, il Memorial delle Fosse Ardeatine a Roma e la Città Giudiziaria di Piazzale Clodio, sempre a Roma. Pur avendo firmato importanti opere, viene oggi ricordato più spesso per questa casa di villeggiatura realizzata tra la fine degli Anni ’60 e l’inizio degli Anni ’70.
La Casa Albero si chiama così per due ragioni, a spiegarle a idealista/news è lo stesso Raynaldo Perugini: “Prima di tutto perché è sollevata da terra e poi perché è non finibile”. Cosa significa questo? Presto detto. La Casa Albero di Fregene è “non finibile” perché può continuare all’infinito. “Mio padre – ha sottolineato Perugini – voleva proprio questo: un’opera architettonica fatta di elementi modulari che potessero essere aggregati in maniera libera all’infinito”.
Il complesso residenziale è caratterizzato dalla Casa Albero, l’abitazione principale completamente sollevata da terra che può continuare all’infinito; dalla Casa Palla, ossia la casa monoblocco che si contrappone alla casa infinita; e dai Cubetti, che rappresentano la terza forma di sperimentazione architettonica.
Questa speciale abitazione, frutto di una serie di sperimentazioni, è stata costruita a Fregene perché Giuseppe Perugini e Uga De Plaisant amavano questa località e vi trascorrevano molto tempo durante la bella stagione. È così che in questo piccolo centro balneare non lontano da Roma e affacciato sulla costa tirrenica è stata realizzata un’importante opera architettonica, che continua a destare l’interesse di professionisti, curiosi e appassionati.
La Casa Albero e il Costruttivismo russo
Parlando di architettura viene logico domandarsi: a quale corrente architettonica appartiene la Casa Albero? Come spiegato da Raynaldo Perugini, alcuni l’hanno inserita nel Brutalismo, corrente architettonica contraddistinta da opere in cemento armato; lo stesso Perugini però ha voluto precisare che realizzando questa opera il padre è riuscito a “rendere leggero il materiale pesante”. Per tale ragione, ritiene che la Casa Albero di Fregene sia molto più vicina “alle esperienze dell’Avanguardia del ‘900”.
Ricordando gli incontri fatti dal padre una volta arrivato a Roma dall’Argentina, Raynaldo Perugini ha raccontato: “Mio padre ha frequentato i Futuristi e ha studiato i Costruttivisti russi. Dovendo quindi dare una destinazione precisa a questa casa, ritengo che sia molto più vicina a certe sperimentazioni tra l’Espressionismo tedesco e il Costruttivismo russo”.
La Casa Albero e l’era post Covid
I principi che sono stati applicati alla Casa Albero di Fregene si rivelano interessanti oggi più che mai. Riflettendo proprio su questo e su quanto accaduto durante il lockdown, quando intere famiglie si sono trovate a dover condividere 24 ore su 24 gli spazi delle proprie abitazioni, Raynaldo Perugini ha evidenziato un elemento interessante che caratterizza questa costruzione, ossia l’essere non definita.
All’interno, infatti, la Casa Albero di Fregene non è definita da un salotto o da una camera da letto, gli unici spazi definiti sono i bagni. “Questo fatto di essere senza destinazione e parzialmente libera all’interno – ha spiegato Perugini – è un elemento secondo me interessante. Potrebbe infatti essere frammentata con delle pareti mobili, di conseguenza si potrebbero creare degli spazi a seconda delle effettive necessità”.
Ma non solo. “La struttura – ha proseguito Perugini – è tutta esterna, le pareti non hanno alcun valore portante, quindi, invece di essere a filo esterno potrebbero essere anche concave, creando degli spazi verdi, degli spazi attrezzati all’interno dell’abitazione”. Sottolineando che “la struttura è fatta in modo tale che tutti gli arredi ‘pesanti’ siano integrati nella parete. All’interno c’è spazio solo per i mobili propriamente detti: letti, tavoli, sedie, poltrone”.
Alla luce di ciò, Perugini ha affermato: “Non dico che questa sia la soluzione ideale, ma i principi che sono applicati a questo edificio possono essere interessanti. Un edificio fatto con questi criteri, secondo me, risponde molto bene a una visione futura, anche non Covid: semplicemente una casa libera, una casa in cui la libertà spaziale si sposa con la libertà dell’individuo”.
Il futuro della Casa Albero di Fregene
Ma qual è il futuro della Casa Albero di Fregene? A partire dai primi anni Duemila questa casa è diventata una sorta di set cinematografico. Vi sono state girate campagne pubblicitarie, ma anche veri e propri film e serie televisive, nazionali e internazionali. L’obiettivo principale di Perugini è però quello di recuperarla completamente, di potervi soggiornare e di organizzarvi al contempo degli eventi come manifestazioni culturali o musicali. Darle, quindi, una doppia vita: personale e sociale.
Il Comitato Permanente per la Tutela della Casa Albero
Con l’obiettivo “di portare all’attenzione dell’amministrazione Comunale e degli Enti Regionali il valore che tale complesso, appartenente alla Grande Architettura, riveste e le potenzialità culturali, turistiche e rappresentative che possono scaturire da un suo uso sociale, didattico e informativo”, dal settembre 2020 è sorto il Comitato Permanente per la Tutela della Casa Albero, che vede come promotore l’architetto Patrizio Bitelli, allievo e assistente universitario di Giuseppe Perugini.
A idealista/news, Bitelli ha raccontato che ad oggi il Comitato conta 700 iscritti e che l’iniziativa è nata per tutelare la Casa Albero e preservarla dalle azioni devastanti di chi negli anni l’ha vandalizzata. “Oggi – ha spiegato Bitelli – possiamo dire di averla portata a una condizione che fa capire come era originariamente”.
Il promotore del Comitato Permanente per la Tutela della Casa Albero ha sottolineato: “Fregene si può vantare di avere un capolavoro dell’architettura contemporanea, ci siamo pertanto sentiti in dovere di intervenire. Si tratta di un bene per Fregene”.
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