Quando si parla di olivi si pensa immediatamente a lunghe distese di alberi che daranno frutti preziosi e l’ancor più prezioso olio. Purtroppo, gli alberi d’olivo non sono inattaccabili dagli agenti patogeni. Uno di questi, la sputacchina dell’olivo, pur non essendo pericolosa di per sé, diventa uno dei vettori più insidiosi di un batterio devastante: quello della Xylella fastidiosa. Riconoscerla e trattarla con metodi che rispettino l’equilibrio ambientale è essenziale per proteggere una delle fonti primarie di reddito per l’agricoltura italiana.
Che cos'è la sputacchina dell'olivo
La conosciamo con il nome di sputacchina, ma il suo appellativo scientifico è Philaenus spumarius. È un insetto appartenente alla famiglia delle Aphrophoridae che si nutre di un vasto numero di piante erbacee e arbustive. L’adulto può trovarsi anche sull’olivo ma il vero problema non è il danno diretto, che è trascurabile, bensì la sua capacità di trasportare il batterio Xylella fastidiosa, responsabile del disseccamento rapido dell’albero. Una vera piaga per l'agricoltura.
Una delle sue caratteristiche più riconoscibili è la produzione della classica schiuma bianca, simile a uno sputo, una particolarità che ha una motivazione vitale per l'insetto. Per crescere, le ninfe succhiano la linfa delle erbe spontanee e mescolano il liquido con aria, creando una massa spumosa che le nasconde, le idrata e le protegge dal caldo e dai predatori.
Qual è il ciclo biologico Philaenus spumarius?
Il ciclo biologico della Philaenus spumarius cambia a seconda del clima, dell’altitudine e delle piante presenti in ogni zona. In aree come la Puglia, la sputacchina completa una sola generazione all’anno.
Gli insetti giovani nascono tra fine febbraio e inizio marzo sulle erbe del prato, per esempio margherite, trifogli o prezzemolo selvatico, dove restano fino alla trasformazione in adulti, che avviene tra fine aprile e inizio maggio. È in quel momento che volano via e si spostano su cespugli e alberi, compresi gli olivi.
Restano qui dalla primavera all’autunno, nutrendosi della linfa di piante e alberi. Quando arriva il momento della riproduzione, tornano sulle erbe basse per deporre le uova, che trascorrono l’inverno alla base delle piante spontanee e che si schiuderanno solo nella primavera successiva.
Perché la sputacchina è pericolosa per le piante
La sputacchina è pericolosa a livello botanico perché rappresenta il principale vettore di Xylella fastidiosa, un batterio che può infettare centinaia di specie vegetali. Esistono diverse sottospecie e ceppi: quella che ha colpito il Salento, la pauca ST53, è responsabile del Complesso del Disseccamento Rapido dell'Olivo (CoDiRO). In altri casi, la Xylella può causare:
- la malattia di Pierce nella vite;
- la clorosi variegata negli agrumi;
- la batteriosi del pesco;
- la bruciatura fogliare dell'oleandro.
Il meccanismo è sempre lo stesso: la pianta infetta mostra ingiallimenti, bruciature, perdita delle foglie e rapido deperimento della chioma fino alla morte.
Come si diffonde la sputacchina, da pianta a pianta
L’insetto si nutre di linfa xilematica (lo xilema è il tessuto vegetale che crea la linfa) prelevandola da parti giovani e tenere della pianta. Se la sputacchina ha già acquisito il batterio su un’altra pianta, può trasferirlo durante l’alimentazione successiva.
Quando l'adulto migra su un nuovo ospite, introduce la Xylella nei vasi xilematici, dove il batterio si moltiplica formando un biofilm gelatinoso che li ostruisce. L’acqua e i nutrienti non riescono più a salire: le foglie ingialliscono, bruciacchiano e cadono; i rami seccano rapidamente e la pianta può morire in pochi mesi o anni, a seconda della sua resistenza e dell'ambiente.
Come eliminare la sputacchina dell'olivo
Purtroppo, non esiste una cura contro la Xylella, e quindi la strategia più efficace resta la riduzione del vettore con pratiche agronomiche naturali, sostenibili e integrate. Ecco quelle principali:
- togliere le “case” alla sputacchina: in primavera, per eliminare le ninfe, si interviene con sfalci, trinciature o leggere lavorazioni del suolo che eliminano le erbe spontanee ospiti; senza il loro habitat spumoso, le ninfe non completano il ciclo. Dove i macchinari non arrivano, si può ricorrere al pirodiserbo, una tecnica di controllo delle infestanti che utilizza il calore ad alta temperatura, solitamente generato da una fiamma, per distruggere le erbacce ma senza usare sostanze chimiche.
- Potare gli olivi: la potatura riduce le superfici di atterraggio degli adulti e rende più efficaci eventuali trattamenti. Durante il taglio è essenziale disinfettare forbici e seghetti con ipoclorito di sodio al 2% o sali quaternari d’ammonio, per evitare qualunque contaminazione.
- Lavare le piante: un getto d’acqua deciso elimina gli sputacchi e fa cadere le ninfe. È un metodo semplice ma efficace solo nella fase giovanile dell’insetto, quando sono ancora protette dalla schiuma.
I rimedi naturali ed ecompatibili contro la sputacchina
Tra i rimedi ecocompatibili per combattere la sputacchina rientrano le "esche" profumate, basate su sostanze volatili, naturali o sintetiche, che l’insetto percepisce con le antenne. Gli oli essenziali più efficaci sono quelli di geranio odoroso, citronella e lavanda vera.
Questi profumi agiscono come repellenti e possono indirizzare gli insetti lontano dalle coltivazioni, contribuendo al contenimento dell'azione infettiva dell'insetto, in modo sicuro e rispettoso dell’ambiente.
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