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Il 29 marzo è arrivato e come promesso la premier britannica Theresa May ha firmato la lettera per la notifica dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona che, con la consegna al presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, dà l’avvio formale all’iter per la Brexit. Con la missiva scattano i due anni di negoziati previsti per la separazione del Regno Unito dall’Unione europea.

La giornata di oggi dunque non segna la vera e propria Brexit (ossia l’uscita del Regno Unito dalla Ue), ma il via alle trattative. Il prossimo appuntamento importante si terrà il 29 aprile, quando si svolgerà un vertice Ue per definire le linee guida per i negoziati tra Londra e Bruxelles, il cui inizio è previsto entro un paio di mesi.

Tenendo in considerazione un arco temporale di due anni (come previsto) per i negoziati, l’effettiva uscita del Regno Unito dall’Unione europea dovrebbe avvenire il 29 marzo 2019. Nel caso in cui in quella data Londra e Bruxelles non siano riusciti a raggiungere un accordo, i 27 potrebbero accordare una proroga dei tempi del negoziato oppure i britannici potrebbero lasciare il tavolo senza un’intesa.

I cittadini Ue residenti nel Regno Unito e i britannici residenti nei 27 Paesi dell’Unione non sono particolarmente preoccupati, anche se non sono ancora ben chiari i tempi necessari per poter godere della residenza e se c’è una gran quantità di moduli da compilare.

Al momento per i turisti non cambia molto, le cose cambieranno quando la separazione del Regno Unito dall’Unione europea sarà effettiva. A quel punto per andare a Londra servirà il passaporto, non sarà più valida la copertura garantita dalla Tessera sanitaria europea e sarà quindi necessario stipulare un’assicurazione. Si stimano poi rincari per i biglietti aerei e per le tariffe della telefonia.

Gli studenti italiani in Gran Bretagna rischiano di perdere i vantaggi oggi garantiti dalla comune appartenenza all’Ue, quindi parificazione agli studenti britannici, con possibilità di esenzione dal pagamento delle tasse universitarie o accesso a finanziamenti bancari per pagarle.

Con l’uscita dall’Unione europea, il Regno Unito non pagherà più la sua quota di contributi al bilancio comunitario. Quindi dal 2019, per compensare questa mancata entrata, o aumenteranno proporzionalmente i contributi per i 27 Paesi rimasti nell’Ue mantenendo lo stesso bilancio, oppure verrà ridotto il bilancio e di conseguenza verranno ridotti anche i fondi Ue per i Paesi membri.

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