Commenti: 0
La banca centrale europea taglia i tassi di interesse allo 0,05% dallo 0,15%
GTRES

Domani la Bce prenderà la sua nuova decisione relativamente al livello dei tassi di interesse, che influenzeranno mutui e prestiti oltre che diversi servizi bancari e, di riflesso, l’economia reale e il valore degli investimenti. L’attesa dei mercati è per un probabile rialzo, ma Christine Lagarde potrebbe a sorpresa comunicare una pausa dalla politica monetaria aggressiva di questi mesi. Ecco cosa ne pensano gli esperti.

Bce, perché potrebbe alzare i tassi (oppure no)

Secondo Kevin Thozet, membro dell’Investment Committee di Carmignac, il rialzo dei tassi Bce nela riunione del 14 settembre è l’esito più probabile. Tra i motivi per fermarsi, Carmignac indica il fatto che il meccanismo di trasmissione della politica monetaria sta funzionando bene all’interno dell’Eurozona. Il rallentamento dell'economia si sta ampliando dalla manifattura  ai servizi. L'aumento dei tassi di interesse e del costo del capitale pesa sugli investimenti. Il consumatore europeo ha segnalato la propria intenzione di risparmiare di più e la propria riluttanza a fare spese importanti. E il sostegno fiscale sta diminuendo. D’altro canto, potrebbero esserci altri rialzi in quanto il problema dell’inflazione non è ancora rientrato. L’inflazione core dovrebbe sfiorare il 4% entro la fine dell’anno (secondo le stime di Carmignac) e mantenersi al di sopra del 2% da qui al 2025 (secondo le proiezioni della BCE). La maggioranza dei membri del Consiglio direttivo della BCE vuole evitare di inviare un messaggio potenzialmente dissonante.

Rialzo tassi Bce, ora o mai più

Secondo Thozet, questa settimana sarà l’ultima occasione per la BCE di alzare i tassi, soprattutto perché le decisioni di politica monetaria saranno accompagnate dalle proiezioni sulla traiettoria prevista per la crescita e l'inflazione. E, dato il cambiamento segnalato dagli indicatori economici, quest'ultima dovrebbe essere rivista al ribasso. In un contesto di "stagflazione" dell'Eurozona, la preoccupazione della BCE si concentra più sul fronte dell'inflazione che su quello della crescita. Soprattutto perché il suo principale mandato ufficiale riguarda la stabilità dei prezzi. Ci si aspetta dunque un ulteriore aumento dello 0,25 per cento.

Concorda Martin van Vliet, Global Macro Strategist di Robeco, secondo cui i membri del Consiglio direttivo della BCE, che sono più critici, vorranno spingere per un rialzo al 4%, per "assicurarsi" rispetto a uno scenario in cui l'inflazione rimanga più persistente del previsto. Se la BCE opta per una pausa, ci si aspetta un messaggio molto aggressivo, compresa la minaccia che i tagli dei tassi non siano all'orizzonte. Nei prossimi mesi Robeco si aspetta anche che si faccia sempre più riferimento all'idea che mantenere i tassi fermi in presenza di un'inflazione attesa (già) in calo implichi un inasprimento della politica monetaria. Guardando al futuro, gli esperti continuano a ritenere che il tasso dei depositi tornerà in territorio "neutrale" (valutato all'1,75%-2,25%) prima di quanto i mercati (e la BCE) prevedano, mettendo in dubbio la convinzione che la politica dei tassi della BCE rimarrà restrittiva per molti anni a venire, nonostante il previsto calo dell'inflazione.

Christine lagarde (fmi) o i greci: chi paga meno tasse?

Tassi Bce in aumento se l’inflazione non scende

L’andamento dell’inflazione sarà la bussola della politica monetaria, secondo Roman Gaiser, Head of Fixed Income and High Yield EMEA di Columbia Threadneedle Investments. L’esperto ritiene che la Banca Centrale Europea opterà per un ulteriore aumento dei tassi di interesse di 25 punti base nella riunione di domani, mantenendo ancora valide le prospettive di un possibile ulteriore inasprimento, almeno fino a quando non ci saranno prove convincenti che l'inflazione tornerà al target del 2%. Attualmente è presente un evidente rallentamento dell'economia, ma permangono anche le preoccupazioni per l'inflazione core e i relativi effetti secondari, tra cui, ad esempio, l'inflazione salariale. Il mercato è molto propenso a prezzare la fine del ciclo di rialzi, valutando una probabilità del 60% che la banca centrale lasci i tassi invariati e una probabilità del 40% di un aumento dei tassi di 25 punti base, secondo i dati Refinitiv. Tuttavia, l'inflazione nell'Eurozona è ancora nettamente al di sopra dell'obiettivo del 2% della BCE, con l'inflazione nominale annua invariata al 5,3% in agosto e l'inflazione di fondo che è scesa allo stesso livello, secondo i dati provvisori. Per questi motivi, sono necessarie ulteriori prove che assicurino l’effettivo superamento del picco dell'inflazione.

Perché la Bce potrebbe lasciare i tassi invariati

Non mancano le visioni meno aggressive; secondo diversi esperti Christine Lagarde concederà un po’ di fiato alla politica monetaria prendendosi una pausa prima di eventuali nuovi aumenti dei tassi. Secondo Katharine Neiss, chief European economist di PGIM Fixed Income, sebbene i dati siano a favore di un ulteriore aumento dei tassi, gli indicatori prospettici suggeriscono che una pausa in questo momento potrebbe essere prudente. Per esempio, l'inflazione complessiva di agosto è scesa meno del previsto e l'inflazione di fondo rimane elevata, al di sopra del 5%. Con ulteriori pressioni sui prezzi dell'energia, è probabile che l'inflazione scenda più lentamente verso l'obiettivo del 2% fissato dalla BCE. Una pausa ora consentirebbe alla BCE di valutare l'impatto dei passati rialzi e, qualora ne fossero necessari di ulteriori, questi potrebbero essere effettuati nel corso dell'anno.

Anche Tomasz Wieladek, Chief European Economist, T. Rowe Price ritiene che la BCE si prenderà una pausa al prossimo incontro, sulla base della recente serie di dati che dovrebbero spingere verso una maggiore cautela. Un rialzo, in presenza di dati che iniziano a segnalare una recessione, potrebbe essere controproducente: se la BCE sorprendesse gli investitori con un rialzo, i mercati potrebbero iniziare a prezzare un errore politico, allentando le condizioni finanziarie e prevedendo un euro più debole. Ciò renderebbe la politica monetaria meno restrittiva, aumentando l'inflazione importata: sarebbe l'opposto di ciò che la BCE vuole ottenere.  Se i membri del Consiglio direttivo dovessero aumentare a prescindere, nell'attuale contesto di debolezza dei dati sull'economia reale e di recessione emergente, i mercati potrebbero iniziare a prezzare un errore politico. Il fatto che la BCE stia effettuando rialzi in quella che comincia a sembrare una recessione potrebbe spingere i mercati a prezzare ulteriori tagli tra uno e due anni. L'euro si svaluterebbe, anziché apprezzarsi. Questo allenterebbe di fatto le condizioni finanziarie, implicando una politica meno restrittiva. L'euro continuerebbe probabilmente a deprezzarsi, aumentando l'inflazione importata. Esiste quindi il rischio concreto che un rialzo questa settimana si riveli controproducente.

Vedi i commenti (0) / Commento

per commentare devi effettuare il login con il tuo account