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Se il dipendente fa richiesta di un rimborso spese non dovuto anche se di minimo importo può scattare il licenziamento per giusta causa. A dirlo è una sentenza del Tribunale di Bari, secondo la quale la lesione dei rapporti di fiducia con il datore di lavoro è una ragione sufficiente a giusticare la risoluzione del rapporto.

La sentenza riguarda il dipendente di una ditta che aveva richiesto il rimborso spese per dei pasti consumati durante delle giornate in trasferta, anche se per una di quelle giornate non si era presentato sul posto. Il lavoratore si era giustificato dicendo che si era trattato di un mero errore materiale, ma questa circostanza, non provata secondo i giudici, non era stata sufficiente a salvarlo dal licenziamento.

Secondo la pronuncia, infatti, il lavoratore che chiede un rimborso per spese in realtà mai sostenute e in virtù di questo subisce un licenziamento, non può appellarsi al minimo danno arrecato dal suo illecito. A pesare, in questo caso, è infatti la lesione dei rapporti di fiducia con il datore di lavoro per cui la risoluzione dei rapporti lavorativi è una sanzione commisurata alla gravità della condotta.

"Ai fini del licenziamento disciplinare del lavoratore per giusta causa, non osta l’esiguo danno patrimoniale arrecato, considerato che la modesta entità del fatto può essere ritenuta non tanto con riferimento alla tenuità del danno patrimoniale, quanto in relazione all’eventuale tenuità del fatto oggettivo, sotto il profilo del valore sintomatico che lo stesso può assumere rispetto ai futuri comportamenti del lavoratore e quindi alla fiducia che nello stesso può nutrire l’azienda, essendo necessario al riguardo che i fatti addebitati rivestano il carattere di grave negazione degli elementi del rapporto di lavoro e, specialmente, dell’elemento essenziale della fiducia, cosicché la condotta del dipendente sia idonea a porre in dubbio la futura correttezza del suo adempimento"

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