Le imprese non sembrano favorevoli, ma il governo ha tutta l'intenzione di andare avanti con il progetto del tfr in busta paga. Così a febbraio, per i lavoratori che lo chiederanno, potrebbe arrivare il doppio stipendio. Il presidente del consiglio, Matteo renzi, ieri ha infatti affermato: "mi piacerebbe che dal prossimo anno i soldi del tfr andassero subito in busta paga". Ecco il piano
Secondo il governo, il progetto del tfr in busta paga potrebbe dare impulso ai consumi. Nella bozza dei tecnici del governo si legge infatti che "effetti positivi vi sarebbero su redditi, consumi e finanza pubblica"
Il piano prevede la completa volontarietà del lavoratore del settore privato o di quello pubblico. Ciascuno potrà decidere se ricevere l'anticipo del tfr maturato nell'anno precedente, se trasferire in un'unica tranche (a febbraio per l'appunto) nella busta paga tutto l'ammontare maturato nell'anno precedente, oppure se distribuirlo lungo l'arco dei dodici mesi. Al momento saranno esclusi dall'operazione i lavoratori che hanno già deciso di destinare il proprio tfr a un fondo pensionistico complementare, a meno che tale opzione non sia già prevista dal contratto collettivo di categoria che ha istituito il fondo
Per quanto riguarda le imprese, secondo il meccanismo suggerito dai tecnici, non cambierebbe nulla. L'erogazione, infatti, verrebbe finanziata da un apposito "fondo anticipo tfr" (fatfr) costituito dalle banche e dalla cassa depositi e prestiti (cdp), oppure solo dalle banche previo accordo con l'abi, l'associazione degli istituti di credito. Nella nota si legge: "le aziende continuano ad operare come oggi senza alcuna modifica né nei loro costi né nell'esborso finanziario, versando (come prevede l'attuale normativa) il tfr all'inps (le imprese con più di 50 addetti), o versandolo ad un fondo integrativo, o seguitandolo ad accantonare in bilancio (imprese con meno di 50 addetti)"
Per quanto riguarda le banche, infine, i tecnici hanno prospettato due vie: la costituzione di un fondo ad hoc con la partecipazione degli istituti e della cdp; oppure un accordo con le banche in base al quale il prestito sia erogato dagli istituti di credito, garantiti della cdp, a sua volta garantita dal fondi di garanzia presso l'inps
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