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Quello relativo alla riforma delle pensioni è uno dei temi più caldi che il governo dovrà affrontare. La parola d’ordine sembra ormai essere “flessibilità”. E anche l’ex ministro del Welfare, Elsa Fornero, ha fatto sapere che è giunto il momento di reintrodurre un po’ di flessibilità, senza però trasferire nuovamente il costo sulle generazioni giovani e future. L’ipotesi in esame è permettere ai lavoratori di lasciare la propria occupazione un po’ prima, accettando però un assegno più basso.

Secondo Fornero, a cui si deve la tanto discussa riforma 2011, l’uscita dal lavoro in anticipo rispetto all’età di vecchiaia potrebbe costare al lavoratore il 3-3,5% per ogni anno di anticipo. Una soluzione che potrebbe rappresentare un punto di equilibrio tra le esigenze dei pensionandi e quelle del governo, il quale sulla materia non vorrebbe stanziare cifre molto alte. Sarebbe infatti un intervento non del tutto neutrale per le finanze pubbliche, ma meno costoso rispetto ad altri presi in esame.

Per sapere cosa accadrà sul fronte previdenziale, bisogna attendere la legge di Stabilità 2016. Nel frattempo si studiano le varie ipotesi di intervento e si cerca di individuare le risorse necessarie. Vero nodo della questione. Tra le soluzioni più papabili il mix fra assegno ridotto e prestito pensionistico. Nel caso in cui il lavoratore decidesse di anticipare la pensione, la riduzione del trattamento aumenterebbe, ma ci sarebbe la possibilità di integrare il trattamento utilizzando il “prestito”.

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