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Cedolare secca, senza tutele i comuni non la votano

Con la cedolare secca al 20% i comuni perderanno 525 milioni di euro. A dirlo è il servizio studi della camera che conferma così le previsioni dell'associazione dei comuni italiani e istituto per la finanza e l'economia locale. E allora che fare?

L'iter della cedolare secca si fa dunque ancora più complesso. Messa in crisi questa volta dall'analisi compiuta dal servizio studi della camera dopo aver subito il gran rifiuto di essere inserita nella manovra economica (vedi notizia) con l'incognita dell'entrata in vigore a gennaio 2011 (vedi notizia)

E in questo caso, se il punto che riguarda l'aliquota unica sugli affitti non venisse modificato nel testo del federalismo fiscale, il richio che non venga votata dai comuni italiani è reale

Sia l'anci che l'ifel, infatti, hanno ricevuto la conferma ai loro calcoli: la cedolare secca farebbe perdere ai municipi 525 milioni di euro nel 2011, 259 milioni nel 2012, 6 milioni nel 2013 e 246 milioni nel 2014

"Come rileva la camera - spiega Salvatore cerchi, responsabile finanza locale anci - l'aliquota non riuscirà ad essere compensata dalla presunta emersione del sommerso". Oltretutto secondo l'anci "proprio la questione del calcolo di questa presunta emersione rappresenta il cuore del problema; è infatti difficile immaginare che dall'emersione derivino maggiori entrate dell'ordine del 15% nel 2011, del 25% nel 2012 e del 35% dei due anni successivi"

Per questo motivo l'anci ha chiesto al governo - dice cherchi - "l'introduzione di una norma di tutela, per il periodo transitorio, in base alla quale ai comuni venga assicurato che le risorse di cui disporranno non potranno essere inferiori a quelle che riceveranno nel 2011"

Questa norma, prevista per il 2011, infatti, l'anci vorrebbe che fosse ampliata anche agli anni successivi

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