Con il referendum che si celebrerà il 13 e 14 gennaio a mirafiori, la fabbrica fiat di Torino, deciderà il futuro della casa automobilistica. I fatti sono noti e l'ad sergio marchionne ha già detto che se vincerà il no porterà tutto in canada. Il presidente berlusconi lo appoggia. Bersani si indigna, ma esponenti importanti del suo partito hanno chiaramente preso posizione per il sì. E la presenza di vendola a Torino ha generato polemiche
Nel caso in cui venisse bocciata l'intesa raggiunta tra la fiat e i sindacati, "le imprese e gli imprenditori avrebbero buone motivazioni per spostarsi in altri paesi" ha detto il presidente del consiglio silvio berlusconi da berlino, rompendo il silenzio sulla vicenda e schierandosi a favore dell'ad sergio marchionne
"Non conosco nessun presidente del consiglio che si augura che se ne vada il più grande gruppo industriale dal paese. Se questa è la sua idea del paese, è meglio che il premier se ne vada" ha detto la leader della cgil susanna camusso
"Berlusconi non se ne accorge perché è un miliardario ma noi paghiamo a lui uno stipendio che gli sembrerà misero per occuparsi dell'Italia e fare gli interessi del paese e non per fare andare via le aziende" ha dichiarato il segretario del pd pier Luigi bersani. Ma da Firenze il sindaco Matteo renzi, anch'egli del pd, si schiera per il sí, così come aveva fatto piero fassino, candidato sindaco a Torino per il partito democratico
D'accordo con berlusconi è casini. "Marchionne non è un santo e sta facendo delle forzature evidenti, mi auguro però che i lavoratori votino sì al referendum". Secondo ul leader dell'udc se la fiat dovesse abbandonare l'Italia "il suo esempio potrebbe essere seguito da altri, e sarebbe drammatico per il nostro paese"
"Bisogna mettersi nei panni di chi guadagna 1.000-1.300 euro al mese, di chi magari ha tre figli, di chi si alza alle 4 alla mattina". Per vendola quindi "un referendum come questo è una porcata perché significa votare tra la sopravvivenza e l'essere buttati per strada". Presentatosi a mirafiori il governatore è stato oggetto di una contestazione ai cancelli di mirafiori da parte della fismic, una delle sigle sindacali che voteranno per il sì
Come si può vedere il dibattito è acceso, perché in gioco non c'è solo il futuro della fiat in Italia. Il futuro dei contratti collettivi e delle relazioni industriali dipendono da questo referendum. Voi cosa ne pensate?
6 Commenti:
L'atteggiamento della fiat e di marchionne in particolare non sono giustificabili neppure nell'ottica della globalizzazione e delle nuove sfide dei mercati industriali.
Il fatto poi che fiat sia riuscita a mettere sotto ricatto l'intero paese, è quanto mai grave ed esecrabile. Fiat non lascerà l'Italia, perchè non è questo il fulcro dei suoi problemi e marchionne si troverà presto da solo nella torre di babele che si sta costruendo
Leggi la mia più completa rispostina data alla persona che sostiene la (giusta) detassazione degli stipendi lasciando quasi indenne le tasche dei parlamentari
Cda
Se fossi un operaio invece di prendermela con i datori di lavoro chiederei l'immediata detassazione dello stipendio. Questa si che sarebbe una vera rivoluzione che costringerebbe il governo a rimodulare completamente lo stato sociale. E mai possibile che a pagare i costi della globalizzazione siano solo gli operai delle fabbriche e che pensionati con più di 1000 euro al mese, dipendenti pubblici e politici non siano nemmeno sfiorati.
Perfettamente d'accordo, ma non basta ancora. Anche gli operai debbono cambiare "forma mentis. Sono torinese (doc ? ) e come tutti i torinesi abbiano avuto a che fare in un modo o nell'altro con FIAT . Sapete cosa si diceva sino a qualche anno fa ?... " sono entrato in FIAT: sono a posto. Non c'è altro posto come questo, nonostante tutto !..... ".
In conclusione : occore scendere in profondità sempre per comprendere bene. E sapete ancora che in polonia ( che tra l'altro non intende entrare in area euro) lavorano- da tempo- con i metodi di operai .... semiautomatizzati e forse anche un pochino discutibii di marchiornne ?
In altri paesi (es.Germania con Wolskvagen, ovviamente, non Serbia o Polonia), non avrebbe nemmeno provato a proporre, o meglio imporre, qualcosa di simile.
Con la trattatia Opel l'avevano già inquadrato e hanno fatto a meno dell'"aiuto" di Fiat.
Ora che Wv ha messo gli occhi su Arese, c'è da sperare che si aprano spazi per produttori più seri e meno parassiti della premiata e per decenni foraggiata fabbrica italiana auto Torino.
Fare un referendum sotto il ricatto di una molto probabile chiusura della azienda, non lascio spazio a decisione alcuna per i votanti, vincera' il si, ma Sara' il voto della paura e dell'umiliazione.
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