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Affitto in regime convenzionale
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Quando si parla di affitto in regime convenzionale, si fa riferimento ad una tipologia di locazione che permette di godere di una serie di vantaggi fiscali. Scopriamo di cosa si tratta e quale procedura è necessario seguire per ottenere la detrazione.

contratti d’affitto in regime convenzionale si basano su accordi locali tra la proprietà edilizia e organizzazioni di conduttori. Rappresentano la soluzione ideale per chi desidera dare in locazione o prendere in affitto un immobile per una durata diversa da quella prevista dai contratti di locazione liberi. Gli accordi stipulati secondo questa tipologia di regime, inoltre, permettono di accedere ad una serie di benefici fiscali.

Affitto in regime convenzionale: significato del termine

Quando si parla di affitto in regime convenzionale, si fa riferimento ad una tipologia di contratto di locazione per il quale l’accordo tra locatario e conduttore dell’immobile presenta le seguenti caratteristiche:

  • la durata dell’affitto è fissata a 3 anni, al termine dei quali può essere rinnovata per altri 2 anni;
  • l’importo del canone di una locazione convenzionale è stabilito in riferimento agli accordi territoriali tra associazioni della proprietà edilizia e organizzazioni dei conduttori. In ogni caso, non è libero, ma vincolato;
  • a livello fiscale, i due contraenti possono accedere a una serie di benefici: si tratta di un abbattimento del canone pari al 30% per quanto riguarda il locatore e di una detrazione variabile in proporzione al canone complessivo per il conduttore. Inoltre, è prevista un’agevolazione fiscale anche per quanto riguarda l’importo dell’imposta di registro.

Dunque, per chiarire il significato di “regime convenzionale”, è necessario fare riferimento alle caratteristiche del canone, che deve rispettare vincoli locali specifici e che, rispetto a ciò che accade stipulando altri modelli di contratto di locazione, permette di accedere ad una serie di benefici fiscali.

Come usufruire della detrazione per l’affitto in regime convenzionale

La detrazione per l’affitto in regime convenzionale è disciplinata dalla circolare 7/E del 4 aprile 2017 che prevede una detrazione d’imposta in misura fissa in riferimento agli accordi territoriali tra le organizzazioni dei locatari e quelle dei conduttori, e che varia in base al numero effettivo di giorni in cui l’immobile viene utilizzato.

La normativa in merito agli affitti in regime convenzionale regolamenta la detrazione dei contratti “non assistiti” affermando che l’attestazione rilasciata dalle organizzazioni locali responsabili degli accordi territoriali espliciti tutti gli effetti per permettere l’accesso all’agevolazione fiscale. Per essere idonei alla detrazione per l’affitto in regime convenzionale, dunque, i documenti da avere con sé sono:

  • attestazione rilasciata dalle organizzazioni di locatori e di conduttori;
  • contratto di locazione registrato correttamente presso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate;
  • autocertificazione che attesta l’utilizzo dell’immobile come abitazione principale.

Suddetta attestazione non risulta, invece, necessaria per i contratti di locazione la cui data di stipula sia anteriore al 15 marzo 2017.

Nel dettaglio, per poter usufruire della detrazione fiscale con il regime convenzionale è necessario compilare la dichiarazione dei redditi nel Modello 730: si deve dichiarare la detrazione dell’affitto 730 senza residenza direttamente nel modulo, precisamente al rigo 71 con il codice 2.

Detrazione per l’affitto in regime convenzionale, come si calcola

La detrazione prevista per i soggetti titolari di un contratto di affitto in regime convenzionale è stabilita in misura fissa dagli accordi territoriali tra le organizzazioni locali. Più in particolare, la detrazione è data dal numero di giorni di utilizzo effettivo dell’immobile in qualità di abitazione principale, secondo queste misure:

  • 495,80€ per un reddito complessivo inferiore o uguale a 15.493,71;
  • 247,90€ per un reddito complessivo superiore a 15.493,71 ma inferiore a 30.987,41.

Di fatto, suddetta detrazione sarà da dividersi in base ai cointestatari del contratto di affitto in regime convenzionale.

Affitto in regime convenzionale con cedolare secca: a quanto ammonta

Oltre alla detrazione fiscale, l’affitto in regime convenzionale prevede anche la possibilità di optare per la tassazione con cedolare secca, ovvero per il pagamento di un’imposta sostitutiva dell’IRPEF e dell’imposta sia di registro che di bollo durante la fase di registrazione del contratto di locazione presso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate.

Questa opzione di regime è prevista solamente per i contratti stipulati da persone fisiche titolari del diritto di proprietà o diritto reale di godimento sugli immobili appartenenti alle categorie catastali da A/1 ad A/11, tranne A/10, e sulle relative pertinenze.

La normativa riguardo alla tassazione dei contratti di affitto prevede una differenza tra i contratti di affitto ordinari (4+4) e quelli di affitto in regime convenzionale con cedolare secca. In particolare, il contratto ordinario può scontare un’imposta di cedolare secca equivalente al 21%. A seguito della Legge di Bilancio 2020, invece, l’affitto in regime convenzionale con cedolare secca (3+2) può scontare la tassazione del canone in base a un’aliquota pari al 10%.

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Per dissipare ogni dubbio e aiutarti ad avere una visione d’insieme completa sui contratti di affitto in regime convenzionale, ecco qui qualche informazione aggiuntiva.

Come inserire le spese di affitto nel 730 precompilato?

È necessario inserire le spese di affitto nel rigo E71 o E72 nella Sezione V del modello 730 precompilato.

Quali contratti di affitto si possono detrarre?

Si può applicare la detrazione fiscale ai contratti di affitto in regime convenzionale, ai contratto di affitto per studenti fuori sede e per chi trasferisce la residenza per motivi di lavoro.

Quando conviene affittare con il canone concordato?

La scelta di affittare con il canone concordato è conveniente quando il valore dell’affitto del mercato libero non eccede di un valore superiore al 25% rispetto a quello con il canone concordato.

Che differenza c’è tra contratto libero e contratto concordato?

Il canone di un contratto concordato dipende dall’accordo tra le organizzazioni territoriali di locatori e conduttori. Il canone di un contratto libero, invece, viene definito da locatore e locatario.

Il titolare può registrare presso l’Agenzia delle Entrate un contratto che sia già stato firmato in maniera digitale. Idealista offre ai proprietari e agli agenti immobiliari un servizio gratuito per la creazione di contratti di affitto con firma online.

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