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Il Ministero del Lavoro ha pubblicato i dati relativi al nuovo Isee (indicatore della situazione economica equivalente), entrato in vigore il 1° gennaio 2015, mostrando in che modo il nuovo sistema si rivela più efficace e a chi è più favorevole e a chi lo è meno.

Secondo i dati riportati dal Ministero del Lavoro, per circa due terzi della popolazione il nuovo Isee è più favorevole (45,3%) o indifferente (19,7%) rispetto al vecchio; per il terzo di popolazione per cui il nuovo indicatore è meno favorevole pesano i valori patrimoniali. Le Dsu (Dichiarazioni sostitutive uniche) con patrimonio mobiliare nullo passano da quasi il 75% a meno del 25%.

Il patrimonio incide molto di più nel nuovo indicatore, da meno di un settimo (13,6%) a più di un quinto (20,5%). Per effetto del maggior valore del patrimonio, la media generale aumenta (di circa l’8%), ma comunque la mediana (il valore che separa il 50% più povero da quello più ricco) diminuisce.

Il nuovo indicatore è poi più veritiero. I redditi non sono più autodichiarati, ma rilevati direttamente presso l’anagrafe tributaria (si stima in circa un quarto delle Dsu la presenza di sottodichiarazioni nel vecchio Isee). Con riferimento alla disponibilità di risorse allocate in conti correnti o in depositi di altro tipo, l’annuncio del rafforzamento dei controlli ha portati ai seguenti risultati: le Dsu con l’indicazione di nessuna disponibilità di risorse relative a conti correnti o depositi analoghi passano da quasi il 75% a meno del 25%.

Quanto ad alcuni sottogruppi di popolazione, nel caso dei nuclei con minorenni la distribuzione per classi di Isee è sostanzialmente identica a quella del vecchio indicatore (ancora più che per la popolazione complessiva). Si osserva, tuttavia, una quota leggermente superiore di coloro che sono favoriti dalla riforma rispetto alle famiglie senza minorenni; inoltre, non si registra l’incremento della media osservato per la popolazione nel complesso.

Nel caso dei nuclei di persone con disabilità, le regole di calcolo dell’indicatore sono state molto modificate. A differenza che per la popolazione complessiva e per i nuclei con minorenni, nel caso delle persone con disabilità la distribuzione per classi di Isee cambia moltissimo, con una densità molto maggiore nelle classi più basse e un incremento in quelle più alte. In particolare, è assai rilevante il numero di nuclei per i quali l’Isee si azzera: passano da uno su dieci a uno su quattro.

Ma la gran parte della popolazione trova le nuove regole più vantaggiose: prescindendo dalle variazioni della componente patrimoniale (di natura trasversale a tutti i gruppi di popolazione), per circa quattro quinti dei nuclei le nuove modalità di definizione dell’Isee per le persone con disabilità sono più favorevoli (65,4%) o indifferenti (11,7%).

Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha parlato di dati incoraggianti e ha detto: “La riforma dell’Isee aveva come unico obiettivo quello di rendere il sistema più equo, a partire dalla veridicità delle dichiarazioni, ed è quello che sembra si stia verificando. Per gran parte della popolazione si osserva una riduzione o una sostanziale stabilità dell’indicatore, mentre l’Isee aumenta solo laddove vi sono patrimoni consistenti. Particolarmente soddisfacenti sono i risultati in termini di emersione di valori precedentemente sottodichiarati o non dichiarati del tutto, in particolare per quanto riguarda la disponibilità di risorse finanziarie, allocate in conti correnti o altri tipi di deposito. Sembra quindi che i ‘furbetti’ del welfare abbiano vita meno facile con le nuove regole”.

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