Secondo un'analisi di Nomisma e Federcasa sull'attività di mediazione sociale, sono 1,7 milioni le famiglie cha hanno difficoltà a pagare l'affitto. Si tratta del doppio delle abitazioni sociali disponibili. Il patrimonio di edilizia residenziale pubblica (ERP) ammonta a poco più di 850.000 abitazioni, con tassi di turn over molto bassi.
Federcasa - la federazione che associa 114 enti che, in tutta Italia, da quasi un secolo costruiscono e gestiscono abitazioni sociali - sta portando avanti iniziative volte a rispondere alla crescente richiesta di residenze a basso costo anche attraverso un processo di efficienza gestionale.
Secondo Luca Talluri, Presidente di Federcasa: "Non si può più perdere tempo in percorsi inefficaci o astratti. Dobbiamo essere consapevoli che la storia infrastrutturale dell’edilizia sociale italiana ha necessità prioritaria di essere affiancata da nuove forme di gestione della persona e dei nuclei familiari. La sfida è la coesione sociale, la convivenza e la lotta alle marginalità, partendo proprio dalle attenzioni per i cosiddetti esclusi. È da qui che passano sia la convivenza civile tra gli inquilini, sia il rispetto delle regole per una buona gestione del condominio”.
Secondo Luca Dondi, direttore generale di Nomisma.“La mediazione sociale diventa uno strumento per migliorare l’efficienza gestionale: attraverso l’attività di mediazione sociale si perseguono obiettivi di contrasto al degrado fisico del condominio, di prevenzione della morosità e di riduzione del patrimonio sfitto, oltre a monitorare e gestire le situazioni di marginalità e disagio sociale” .
Ma quanto e come le Aziende Casa ricoprono il ruolo di Mediatore Sociale? L’indagine, condotta su un campione di 56 Aziende Casa (che gestiscono un patrimonio di 688mila unità immobiliari) ha evidenziato come la funzione di mediazione sociale non sia diffusa in modo omogeneo nel territorio nazionale.
Le Aziende che dichiarano di svolgere mediazione sociale superano appena la soglia del 50% del panel del campione ed esiste un gap tra Nord – Sud Italia che potrebbe essere colmato grazie al trasferimento di esperienze e buone pratiche in uso nel Nord Italia.
Da un’analisi della distribuzione dei servizi offerti emerge la scarsa diffusione di quelli che connotano maggiormente l’attività di mediazione sociale come ad esempio lo sportello utenza (offerto dal 51% delle Aziende Casa che svolgono attività di mediazione sociale) e la presenza di operatori in loco presso i condomini/abitazioni (offerto dal 37%). Là dove attivo, il servizio di mediazione sociale, sembra essere perlopiù a chiamata (il 59% degli intervistati lo attiva su richiesta dell’utente) e non strutturato come sarebbe auspicabile. La maggior parte delle Aziende casa svolge il servizio tramite personale dipendente (67%), ma la formazione degli operatori è prevista soltanto nel 38% dei casi.
Il 65% delle Aziende casa in esame non svolge alcun tipo di valutazione e monitoraggio delle attività svolte. Le Aziende casa del Nord si avvalgono in maniera strutturata delle reti locali per svolgere l’attività di mediazione sociale e di accompagnamento all’abitare.
Delle 29 Aziende casa che hanno dichiarato di svolgere attività di mediazione sociale soltanto 13 svolgono servizi di mediazione sociale in modo strutturato: la presenza di un coordinatore dell’attività; formazione specifica degli operatori; applicazione di strumenti di monitoraggio del servizio; collaborazione con rete di soggetti locali.
Le Aziende casa hanno al loro interno tutte le risorse per poter attivare questo servizio, occorre programmare un’attività di formazione e accompagnamento certi che in questo modo si riducono le condizioni di marginalità e di disagio sociale ma si consegue anche un obiettivo di efficienza nella gestione immobiliare (prevenire la morosità; contenere i costi di gestione; mantenere un buon stato conservativo dell’edificio; ridurre lo stock sfitto/inutilizzato).
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