
Il rialzo di 25 pb sembra già scontato e non dovrebbero esserci sorprese in vista, per cui il tasso ufficiale di sconto raggiungerà la fatidica soglia (anche psicologica) del 4%. Il che porterà ulteriori aumenti sulla rata del mutuo e probabilmente influirà sull'offerta bancaria. Cosa succederà se la Bce alzerà i tassi di interesse? Abbiamo intervistato Fabio Femiani, Responsabile della divisione di idealista/mutui per l’Italia, per capire fare il punto della situazione.
Questo aumento porterà ad altri rialzi dell'Euribor e quale sarà il suo tetto massimo?
Speculare sul futuro dell'Euribor è rischioso, tutto dipenderà dall'evoluzione dell'inflazione e dal possibile impatto dei rialzi dei tassi sulla crescita economica e sull'occupazione. Detto questo, non dobbiamo dimenticare che l'inflazione è storicamente difficile da battere e che abbiamo visto tassi più alti di quelli attuali.
Continuerà a risultare più costoso richiedere un finanziamento alle banche?
Logicamente sì, anche se è vero che le banche si trovano ora a un bivio, pressate dall'aumento dell'ammortamento anticipato del portafoglio mutui (non sono pochi quei clienti che, disponendo di liquidità, hanno optato per delle estinzioni anticipate – totali o parziali - per ridurre l’incremento delle rate) e dalla lotta per attirare nuovi clienti in un mercato, quello dei nuovi mutui, che si è notevolmente ridotto. Probabilmente continueremo a vedere offerte aggressive da parte di diverse banche, soprattutto sul tasso fisso di media/lunga durata, oppure – novità rispetto alle nostre recenti “abitudini”- un ritorno ai mutui misti/multiswitch con una breve durata della componente fissa, tra i 3 e i 5 anni.
Sarà ancora un buon momento per passare dal variabile al misto e al fisso?
Senza dubbio. Con l'Euribor al 4%, il tasso di interesse dei mutui variabili sarà superiore a tale livello, mentre ci sono ancora mutui fissi sul mercato intorno al 3,5%. Come sempre, la chiave è ottenere offerte da diverse banche personalizzate sulla base del proprio profilo finanziario e confrontarle, andando – soprattutto nel caso dei mutui a tasso misto – oltre la pubblicità iniziale del tasso di ingresso e valutando il prodotto sotto tutti gli aspetti di costo.
Il focus dell’offerta bancaria ora potrebbe arrivare sulla remunerazione del risparmio e influenzare i mutui?
Tranne per pochi istituti che sono ritornati ad offrire conti deposito, in linea generale il sistema bancario sta adottando una politica più attendista sotto questo aspetto, con la consapevolezza che una alta remunerazione del risparmio ridurrebbe il loro margine e che inoltre l'effetto collaterale del cosiddetto “caro-mutui” potrebbe ridurre la loro capacità di generare nuovi profitti dalle attività di impiego. Finché non vedranno che i consumatori iniziano a ritirare il loro denaro in cerca di “porti” più redditizi, o che uno dei principali player del sistema si orienti verso queto tipo di offerta, non credo che prenderanno iniziative in tal senso.
Quali sono le sue previsioni?
L'aumento dell'Euribor sta già avendo un impatto molto forte sul volume dei mutui concessi, soprattutto per quanto riguarda i redditi più bassi, che sono stati spinti fuori dal mercato a causa della loro insufficienza a coprire le nuove rate dei mutui. Detto ciò, continueremo a vedere molti cliente surrogare il proprio mutuo con un altro istituto alla ricerca di un tasso più basso e sicuro, oppure rinegoziare con la propria banca abbassando lo spread o cercando di passare da mutui variabili a mutui a tasso fisso o soluzioni miste.
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