A idealista/news l’Head of Real Estate Development Italy di Tsh ha spiegato qual è l’obiettivo di questo nuovo progetto che ha aperto nel quartiere di San Lorenzo e come cambierà il mercato dell’ospitalità. La mission è chiara: fare network
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Nel quartiere di San Lorenzo, a Roma, ha aperto The Social Hub. Un modello di ospitalità ibrida che punta a fare network e che mette al centro della propria offerta le esperienze, le persone, la community. Un importante progetto di rigenerazione urbana che guarda al futuro, dove l’ospitalità andrà a contaminarsi con tanti altri servizi. Parola di Elena Cattani, Head of Real Estate Development Italy di The Social Hub, alla quale idealista/news ha chiesto di illustrare le caratteristiche di questa struttura (la quarta in Italia), l’iter che ha portato al suo sviluppo e soprattutto i suoi obiettivi.

Che cos’è The Social Hub?

“The Social Hub è un’azienda pioniera di ospitalità ibrida. Siamo stati definiti così e abbiamo vinto il premio Mipim nel 2019, perché proponiamo un’offerta eterogenea che va al di là dell’hospitality. Offriamo uno spazio dedicato ovviamente all’alloggio e al pernottamento da una notte a un anno intero, ma ci sono tanti altri servizi: spazi di coworking; spazi per eventi; sale convegni; sale meeting, che possono essere affittate dai nostri ospiti o dai nostri clienti; spazi per il food and beverage, quindi ristorante, cocktail bar e tanto altro che vi invito a venire a scoprire”.

The Social Hub Roma
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Qual è l’obiettivo di questo progetto?

“L’obiettivo è sicuramente la creazione di una community. 

Questi spazi sono creati per generare opportunità di incontro, di esperienza, e dare opportunità di fare network. Quindi creare relazioni, incontrare persone. 

Abbiamo al nostro interno anche delle figure che chiamiamo proprio ‘connector’ e che per lavoro fanno questo: hanno il compito di sapere che per esempio c’è in visita uno studente americano che studia moda e al tempo stesso nel nostro coworking c’è una start up che lavora sui tessuti, quindi organizzare un incontro e dare opportunità. 

Abbiamo un palinsesto di eventi incredibile. Solo qui a Roma per l’anno 2025 sono 600 gli eventi, due/tre al giorno, che spaziano dallo sport all’education. Al centro c’è la volontà di creare veramente una community, far incontrare persone che hanno interessi in comune e che possono fare business, divertirsi, lavorare”.

Quali sono le caratteristiche, le peculiarità, di The Social Hub?

“Grandissimi spazi comuni, con salottini e luoghi di incontro. Lo sport e il wellness in generale sono al centro dei nostri spazi, la palestra è stata ripensata interamente ed è all’avanguardia come tipo di servizi. Poi abbiamo tutta una serie di ambienti iconici: la lavanderia è uno degli spazi per chi sta da noi una settimana, un mese, un anno, dove si incontra dallo studente che deve fare il bucato al businessman che si stira la camicia. Abbiamo spazi di gioco, come il biliardo, il calcio balilla e il tavolo da ping pong. La cucina comune, che è utilizzata anche per fare eventi di team building e show cooking”.

The Social Hub Roma
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Che servizi offre nel complesso la struttura?

“Ci configuriamo, come dicevo, come il terzo luogo. L’Hub ha un palinsesto di eventi che popolano di contenuto quello che facciamo. Si va dalla formazione su temi caldi come l’intelligenza artificiale o la politica agli eventi di yoga e mindfulness, ai concerti. C’è tanto divertimento, la night life è al centro di quello che noi siamo. Il lancio del Programma Membership raduna tutta questa serie di servizi”.

In che modo questo progetto punta a straformare il quartiere e la città?

“Noi lavoriamo su aree come San Lorenzo. Sono aree di rigenerazione, con progetti molto ambiziosi e con metri quadrati significativi. Interveniamo sul distretto. 

San Lorenzo è un progetto che va oltre il semplice Hub, perché ha un enorme parco di 110.000 mq che vuole essere un dono alla città. 

La volontà è quella di lavorare con il distretto, portare il distretto e il quartiere all’interno dell’Hub, offrire anche una ventata di internazionalizzazione. Vogliamo attirare il turista che vuole rimanere, radicarsi, creare rete e opportunità. E che viene qui per lavorare, per conoscere, per capire e per entrare in collegamento con tutto quello che è una Roma che ha tantissime potenzialità”. 

The Social Hub Roma
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Qualche dato sull’investimento fatto?

“Il Gruppo crede tantissimo nell’Italia. L’Italia è il secondo mercato dopo l’Olanda. È un Gruppo che è nato e cresciuto in Olanda e che in Italia ha scommesso e investito tanto. Noi non facciamo soltanto gestione, come tanti operatori nell’hotellerie. Noi compriamo, sviluppiamo. E questo, a causa di meccanismi puramente italiani, difficili da spiegare a un investitore straniero, comporta delle difficoltà. 

Ad oggi il monte dell’investimento fatto da The Social Hub in Italia è intorno ai 560 milioni di euro. Abbiamo quattro Hub: Firenze, dove ci sono due Hub (Lavagnini e Belfiore aperto al primo febbraio), Roma e Bologna. Stiamo lavorando su Torino e stiamo cercando a Milano. 

Si tratta di investimenti significativi che ripagano sicuramente in termini operativi, ma ancora di più in termini di asset, creazione di valore e creazione di un brand che investe tanto nella propria identità, nei propri valori e nella community, che per noi è centrale”. 

The Social Hub Roma
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Perché Roma?

“Ancora prima di scegliere Roma si è scelto San Lorenzo. Ci si è innamorati di questa location, ci si è innamorati di questo distretto e delle potenzialità che già dal 2016 il Gruppo ha visto. E penso che l’evoluzione che San Lorenzo ha avuto negli ultimi anni sia una riprova di quella che è stata una visione da parte di Charlie (Charlie MacGregor, fondatore e ceo di The Social Hub ndr) e da parte di The Social Hub. Il distretto si sta trasformando, ancor prima del nostro arrivo, e con noi crescerà e si trasformerà ulteriormente. 

C’è sicuramente un interesse verso Roma, c’è un interesse verso le grandi città. Il turismo in Italia è in crescita e attrae sempre più investitori, ma nel nostro caso è stata proprio una scelta su questo sito e su San Lorenzo”. 

Come si è trovato il distretto?

“Questo era un sito di Cassa Depositi e Prestiti, che si è impegnata nell’ottenimento del permesso di costruire e dalla quale noi poi abbiamo comprato l’asset e iniziato lo sviluppo. Ci sono state varie difficoltà. In primis il Covid, che ha segnato una battuta d’arresto importante, significativa. Ma la pandemia ha anche dimostrato la resilienza di questo tipo di modello sugli asset che avevamo già aperto. L’ospitalità ibrida è riuscita a resistere in un momento in cui tutta l’hotellerie chiudeva. Molti studenti hanno vissuto il Covid e il lockdown nelle nostre strutture. C’è stata la possibilità di riconvertire, trasformare gli spazi in base alle esigenze. E questo è un po’ quello che è magico in un momento di grande insicurezza. 

Questo tipo di ospitalità ibrida ci permette di avere un modello molto più flessibile, molto più resiliente, che cambia e muta in base a quella che è la risposta che abbiamo dalla nostra community. 

Dopo il Covid ci sono state diverse vicissitudini che hanno coinvolto tutto il segmento dell’edilizia e delle costruzioni. La guerra in Ucraina e il caro materiali hanno messo a dura prova interventi come questo, che coinvolgono una filiera lunga. Siamo molto contenti e molto fieri di essere arrivati qui oggi. Per noi rappresenta un grandissimo traguardo e risultato. È stato un lunghissimo percorso, complesso, ma pensiamo che quello che arriviamo a costruire e a distribuire ripaghi dello sforzo fatto”.

The Social Hub Roma
idealista/news

A suo avviso si tratta di un modello di ospitalità che andrà a sostituire i modelli più tradizionali?

“Secondo me, sempre di più si andrà in questa direzione. 

L’ospitalità andrà a contaminarsi con tanti altri servizi che diventano fondamentali. 

Chi oggi viaggia non cerca più la stanza, ha quasi sempre bisogno anche di un posto dove fermarsi a lavorare. Chi cerca un ufficio difficilmente investe su un ufficio stabile, viaggia spesso, quindi ha bisogno di un desk, ma anche di potersi appoggiare in diverse posizioni, anche geografiche. 

Dall’altra parte, il mercato residenziale, il mercato dell’hospitality, il mercato del retail, il mercato degli uffici non sono più a compartimenti stagni. Sempre di più quindi si andrà verso questa forma di contaminazione positiva per tutti i settori e per tutte le asset class. 

Mettere al centro non tanto il servizio, quindi non tanto l’hospitality, ma la creazione di un network è proprio la missione di questa azienda, che è cambiata negli anni e che oggi guarda ancora di più a quello che sono le persone. Al centro della nostra offerta ci sono le esperienze, le persone, la community”. 

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