Controllare gli anfitrioni della piattaforma di case vacanze è una sfida interminabile e difficile
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Berlim
Foto de Florian Wehde no Unsplash

Gli affitti di case vacanza sono saliti alle stelle in molte città con l’arrivo di Airbnb più di dieci anni fa. Si è così arrivati ​​a un punto in cui regolamentare il settore sembra un'impresa ardua e nessuna città è riuscita a trovare la “formula” giusta. Barcellona, ​​Londra, Berlino o Copenaghen hanno già implementato norme per evitare il caos nei quartieri e nelle zone più popolari, ma la verità è che molti proprietari cercano di aggirare le norme, il che rende il rispetto delle regole una grande sfida.

Per evitare che un gran numero di case entrino nel mercato turistico, i governi di diverse città hanno messo in atto alcune regole di “lockdown”. È il caso di Dallas, che ha vietato le case vacanza in alcuni quartieri residenziali; Barcellona, ​​che ha vietato tutti gli affitti di stanze a breve termine nelle case private; o San Francisco e Seattle, che hanno posto dei limiti al numero di proprietà che un host può avere, come spiega Bloomberg. Altre città limitano il numero di notti in cui una proprietà può essere affittata all'anno, come Parigi o Londra.

Obiettivo finale di queste misure è evitare la “espulsione” dei residenti dal centro cittadino e il ritiro degli immobili dal mercato degli affitti a lungo termine

La sfida di regolamentare gli affitti per le vacanze

A Berlino, ad esempio, le autorità hanno recentemente allentato norme impossibili da applicare. In questo caso, la città aveva vietato gli affitti a breve termine sugli appartamenti, ma non sulle camere singole, nel 2016, sperando di rimettere le proprietà sul mercato degli affitti a lungo termine e alleviare la crisi immobiliare della capitale tedesca.

Tuttavia, Airbnb e altri siti web rivali si sono rifiutati di condividere i dati sui singoli host, rendendo impossibile sapere chi stava infrangendo la legge, spingendo i tribunali in diverse occasioni a schierarsi da parte delle imprese.

Dal canto suo, Barcellona è, secondo Bloomberg, una delle città europee che investe più risorse per regolamentare le piattaforme di affitti turistici. È quindi l’unica grande città del continente a vietare, ad esempio, l’affitto di singole stanze e un sistema di licenze lanciato nel 2011 obbliga le aziende a indicare i numeri di licenza in tutti gli annunci pubblicitari.

Nonostante ciò, la città sta ancora lottando per controllare il mercato, poiché Inside Airbnb ha stimato che il 30% dei 15.655 immobili Airbnb registrati a Barcellona alla fine di giugno fossero illegali,pubblicati con perché pubblicati con numeri di licenza falsi. Inoltre, un altro 25% dei proprietari aveva affermato di non rispettare i requisiti richiesti per le licenze, sebbene Airbnb non richieda prove.

Infine, a Londra molti proprietari condividono una proprietà su diverse piattaforme. Cioè, creano più annunci per la stessa proprietà e modificano la descrizione o utilizzano foto scattate da diverse angolazioni. È anche comune pubblicizzare lo stesso appartamento in due posti diversi, dicendo, ad esempio, che un immobile è a Westminster quando in realtà è a Camden.

 

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