Nel corso dell'intervista è stata sottolineata l'importanza di coinvolgere, oltre che soggetti pubblici, soggetti privati
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Renato Maffey, presidente Anama e Toscano Spa
Renato Maffey, presidente Anama e Toscano Spa Anama e Toscano Spa

Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è intenzionato ad avviare un nuovo Piano Casa a partire dal 2025. E proprio su questo tema, lo scorso ottobre, in occasione del 58° Congresso Nazionale del Notariato, il ministro Matteo Salvini aveva detto: “Stiamo lavorando al nuovo Piano Casa per rimettere in circolo l’immenso patrimonio pubblico che oggi è fuori mercato”. Riordino, semplificazione della normativa di settore e definizione di modelli sperimentali sono i temi sui quali si stanno definendo tavoli di lavoro in cui coinvolgere gli enti interessati. In questo quadro, grande attenzione è rivolta a una virtuosa collaborazione tra pubblico e privato. Il 19 dicembre 2023 si è svolta una prima riunione con alcune realtà interessate al dossier, riconvocate poi lo scorso 16 gennaio. Tra queste l’Anama. E proprio il presidente Renato Maffey ha spiegato a idealista/news cosa è emerso dall'incontro e quali sono state le proposte avanzate.

Cosa è emerso dal secondo incontro che si è tenuto al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per discutere del nuovo Piano Casa?

“Il secondo incontro che si è svolto al Mit è stato importante, perché ribadisce la volontà da parte del Ministero di mettere mano a un problema, che è quello del far fronte all’esigenza del residenziale. Un problema ben presente in Italia e che riguarda vari aspetti. In particolar modo, l’aspetto del patrimonio pubblico, che deve essere gestito in modo migliore.

E per poter intervenire su un patrimonio pubblico che verte spesso in gravi condizioni, che va rinnovato e risistemato, il ministro chiede l’intervento anche dei privati. A vari livelli ovviamente.

L’altro aspetto importante è che questa richiesta di intervento dei privati ha coinvolto anche noi come operatori del settore, che siamo front office nei confronti di quella che è l’utenza privata. Abbiamo dunque portato le nostre richieste, che riguardano soprattutto interventi legislativi volti a facilitare la locazione e anche a cercare di aiutare le famiglie in quella che può essere una rigenerazione del patrimonio immobiliare privato, la quale può essere facilitata attraverso forme di agevolazioni fiscali che potrebbero essere di grande aiuto”.

Perché è importante delineare e attuare un nuovo Piano Casa?

“Quello che è importante oggi è avere da parte dello Stato una maggiore flessibilità in quella che è la rigenerazione urbana e la trasformazione delle proprietà non più utilizzabili secondo la vecchia destinazione. Proprietà che potrebbero essere con estrema facilità riportate a un utilizzo residenziale che potrebbe agevolare l’accesso alla casa per molte famiglie.

È poi importante il fatto che, forse per la prima volta, si è cercato di coinvolgere, oltre che soggetti pubblici, soggetti privati a tutti i livelli per affrontare un problema che riguarda tutti.

Questa attenzione nel voler far partecipare soggetti che precedentemente subivano solo ed unicamente le decisioni della politica è un aspetto secondo noi importante, anche perché in questo momento le casse dello Stato non viaggiano con grandi risorse economiche. Trovare soluzioni dove il privato può operare insieme al pubblico attraverso normative più semplici, rapide e lineari per affrontare il problema della casa potrebbe determinare un minor peso sulle casse dello Stato e portare maggiori vantaggi”.

Quali sono le proposte da voi avanzate?

“Offrire soluzioni al problema degli immobili sfitti. Stimolare l’offerta di abitazioni anche tramite incentivi tecnico-urbanistici nell’ambito della riqualificazione e rigenerazione del patrimonio immobiliare residenziale privato, evitando così anche il consumo del suolo. Incentivare nuove forme di agevolazione per l’acquisto dell’abitazione, in questo caso parliamo soprattutto della riduzione dell’Iva che grava sulle case nuove. Semplificare l’accesso alla documentazione per i proprietari degli immobili anche per quanto riguarda tutte le attività legate alla regolarizzazione degli stessi, favorire dunque una digitalizzazione delle informazioni che hanno tutti i Comuni.

Semplificare gli iter urbanistici, spesso lunghi e gravosi. Soluzioni per sanare le difformità edilizie, almeno quelle piccole difformità che spesso riguardano i prospetti, gli affacci, i balconi e che non sono frutto di un abuso, ma sono dettate da una modalità operativa degli Anni ‘60/‘70/’80 in cui non c’era la rigidità che c’è oggi. Agevolare la riconversione degli immobili, quindi magari il passaggio da uffici ad abitazioni o da soffitte a residenze, cosa che in alcuni Comuni più virtuosi è stato fatto. Poi per le locazioni, tra le altre cose, riteniamo l'utilizzo della leva fiscale funzionale ad immettere sul mercato locativo gli immobili inutilizzati e sfitti”.

Quali sono ora i prossimi step?

“Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha istituito quattro nuovi tavoli di lavoro, ma come associazioni del settore immobiliare abbiamo richiesto un quinto tavolo.

Questa richiesta nasce dal fatto che si è prestata una forte attenzione a quello che riguarda il patrimonio pubblico, ma secondo noi deve essere prestata una grande attenzione anche a quello che è il patrimonio privato.

Le nostre proposte, che riguardano specificatamente il patrimonio privato, possono essere di grande supporto per immettere sul mercato tutti quegli immobili che attualmente sono sfitti e che in Italia sono centinaia di migliaia. Una situazione, quest’ultima, spesso legata alle difficoltà nel poter regolarizzare molti immobili che hanno piccole difformità urbanistiche e che per tante famiglie magari comportano oggi l’impossibilità di poter procedere anche celermente alla dismissione di queste unità. Questo quinto tavolo di lavoro che abbiamo richiesto al Ministero speriamo coinvolga ancora di più quella che è l’edilizia privata”.

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