Dopo il decreto dignità, a farla da padrone in chiusura d’anno è senza alcun dubbio la legge di Bilancio 2019 e il decreto fiscale ad essa collegato. Tante le misure contenute nei due provvedimenti, molte delle quali assai discusse. Andiamo alla scoperta delle più importanti misure economiche studiate nel 2018.
Decreto dignità, il testo
Un aprovvedimento che ha tenuto banco nel corso dell’anno è stato il decreto dignità. Con esso è stato esteso al 2019 e al 2020 il bonus per le assunzioni a tempo indeterminato per gli under 35. Si tratta dell’esonero del 50% dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro riconosciuto per un massimo di tre anni e con un tetto di 3.000 euro su base annua.
Sul fronte dei contratti a termine, la norma prevede che non possano superare il 30% dei contratti a tempo indeterminato nella stessa azienda. Se il contratto a termine supera i 12 mesi e non vengono indicate le causali, inoltre, si trasforma automaticamente in tempo indeterminato.
Per quanto riguarda poi l’indennità di licenziamento, in caso di offerta conciliativa per i licenziamenti illegittimi, le mensilità da corrispondere passano da un minimo di due a un massimo di 27.
Legge di Bilancio 2019, le misure
La legge di Bilancio studiata nell’anno in corso prevede alcuni importanti interventi: dalla pace fiscale alla quota 100, fino al reddito e alla pensione di cittadinanza, senza dimenticare le detrazioni per la casa.
Pensioni, quota 100
La riforma delle pensioni è uno dei cavalli di battaglia di questo governo. Dopo tanti aggiustamenti è stata delineata la cosiddetta “quota 100”. Secondo quanto previsto, la potenziale platea sarà di 350mila persone, di cui 160mila statali. Per chi non può aderire alla “quota 100” ci saranno altre opzioni pensionistiche:
pensione di anzianità (67 anni con almeno 20 anni di contributi pensionistici);
“quota 42” (42 anni e 10 mesi di contributi);
ape sociale (63 anni se disoccupato o con malati da accudire);
opzione donna, precoci e usuranti (41 anni di contributi).
Quota 100 sarà riservata a chi ha 62 anni più 38 di contributi. L’assegno sarà ridotto di circa un terzo a causa dei minori contributi versati.
Reddito di cittadinanza 2019
Secondo quanto previsto, la platea di coloro che avranno diritto al reddito di cittadinanza sarà di oltre 5 milioni. La misura funzionerà ad integrazione del reddito familiare: chiunque vive con meno di 780 euro - e non ha (escluso la prima casa) né un patrimonio immobiliare superiore a un certo valore oltre alla prima casa né una ricchezza finanziaria accumulata - avrà un’integrazione di 780 euro al mese. I beneficiari del reddito di cittadinanza potranno avere un’integrazione fino a 9.360 euro all’anno.
Ma quali potrebbero essere le regioni italiane maggiormente interessate? Si parla della Campania, seguita da Calabria e Sicilia. Uno studio realizzato dal Sole 24 Ore su dati Istat e del Ministero del Lavoro evidenzia una forte discrepanza di dati a seconda delle aree geografiche. Il 48,6% degli aventi diritto al reddito di cittadinanza abita nel Sud o nelle Isole. Mentre Centro (19%) e Nord (32,4%) si spartiscono rispettivamente la parte restante della torta. La regione che ha meno beneficiari potenziali dovrebbe essere il Trentino Alto Adige.
Flat tax partite Iva 2019
La flat tax, contenuta nella legge di Bilancio 2019, introduce un nuovo regime forfettario che prevede una tassazione sostitutiva per partite Iva al 15% per ricavi o compensi che non superino i 65mila euro annui.
Tra le novità introdotte dalla flat tax va segnalato che questo nuovo regime forfettario sarà valido per tutte le partite Iva, contrariamente a quanto accade con la normativa finora vigente, che per i professionisti di area tecnica pone un regime forfettario di 30mila euro.
Con il nuovo regime forfettario al 15% per i fatturati annui fino a 65mila euro si allargherà la forbice tra lo stipendio netto di un autonomo e quello di un lavoratore dipendente.
La fascia che guadagnerà di più dall’introduzione del nuovo regime forfettario è quella che si riferisce a remunerazioni annue tra i 35mila e gli 80mila euro lordi. Secondo le proiezioni di Eutekne, chi sceglierà di lavorare con partita Iva si troverà in busta paga il 30% in più (una volta scontato Irpef, relative addizionali e contributi previdenziali) rispetto a un lavoratore dipendente.
Fermo restando che la flat tax conviene anche ad altre fasce di reddito, ad esempio quelle comprese tra i 15mila e 35mila e tra 80mila a 100mila lordi, seppur con proporzioni diverse. Con una retribuzione lorda di 20mila euro all’anno, per esempio, un lavoratore autonomo arriverebbe a percepire il 9,75% in più rispetto a un dipendente. Mentre prendendo in esame un reddito di 30mila, il guadagno con la partita iva passerebbe al 19,35%.
E la forbice si allarga man mano che sale la retribuzione. Con guadagni per 50mila euro lordi annui, infatti, il vantaggio sarebbe del 26,46%. E del per 30,44% con lordo annuo di 60mila euro, fino al 33% in più rispetto a un lavoratore dipendente per un autonomo con una retribuzione lorda annua di 70mila euro.
Decreto fiscale 2019
Si è lavorato molto anche al decreto fiscale. Dopo il via libera della Camera con 272 voti a favore, 143 contrari e tre astenuti, il decreto fiscale 2019 è diventato legge.
Il capitolo principale del provvedimento è quello sulla pace fiscale. E’ diventata legge la definizione agevolata dei verbali di contestazione e degli avvisi di accertamento, la rottamazione ter delle cartelle esattoriali fino al 31 dicembre 2017 con un nuovo sistema di rateazione e lo stralcio delle minicartelle fino a 1.000 euro affidate alla riscossione fino al 2010.
E’ stata istituita anche la definizione agevolata delle controversie tributarie con il pagamento del 90% dell’importo oggetto del giudizio. Il dovuto per chiudere la procedura scende al 40% se si è ottenuta una sentenza favorevole in primo grado e al 15% in caso di soccombenza dell’Agenzia delle Entrate in secondo grado. Si potranno chiudere le pendenze anche in Cassazione pagando il 5% in caso di doppia sentenza conforme nei primi due gradi di giudizio. Prevista la possibilità di definire il contenzioso anche in caso di accoglimento parziale del ricorso.
Arriva anche la sanatoria per le irregolarità formali nelle dichiarazioni con il pagamento di 200 euro per ciascun periodo d’imposta cui si riferiscono le violazioni. Sul lato dei controlli, arriva la possibilità per la Guardia di Finanza di accedere, in coordinamento con l’Agenzia delle Entrate, ai dati sui conti correnti anche senza un provvedimento della magistratura.
C’è poi il capitolo dedicato alla fatturazione elettronica. E’ stato confermato l’avvio della fatturazione elettronica dal 1° gennaio 2019 sospendendo, però, le sanzioni per ritardi nel primo semestre. La stessa sanzione viene ridotta poi al 20% per le fatture emesse nel trimestre successivo del periodo d’imposta e fino al 30 settembre per chi effettua la liquidazione mensile.
Sono esclusi dall’obbligo nel 2019 gli operatori sanitari che utilizzano la tessera sanitaria per la precompilata ed è stata abolita la numerazione progressiva. Dal 1° luglio, poi, le fatture devono essere emesse entro 10 giorni dall’operazione e registrate entro il 15 del mese successivo all’emissione.
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