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La Santa Sede debutta in grande alla Biennale di Venezia con un padiglione che in realtà ne racchiude undici. Sono le "Vatican Chapels" immerse nel bosco dell'Isola di San Giorgio Maggiore e progettate da architetti della taglia di Norman Foster e Eduardo Souto de Moura, già vincitore del Leone d'Oro per la mostra "Free Space".  Ad ispirare questo lavoro "corale", secondo le indicazioni di Francesco Dal Co - storico dell'arte e curatore del Padiglione -  è la Cappella nel bosco progettata nel 1920 dal celebre architetto Gunnar Asplund nel Cimitero di Stoccolma.

Norman Foster, Francesco Cellini, Eduardo Souto de Moura, Terunobu Fujimori, Andrew D.Berman, Javier Corvalàn Espinola, Flores & Prats, Sean Godsell, Carla Juacaba e Smiljan Radic Clarke sono stati gli architetti scelti dal curatore per rivisitare il tema della cappella, considerata “come luogo di orientamento, incontro, meditazione e saluto”. I progetti originali dell'opera dell'artista svedese sono racchiusi nel "Padiglione Ausplund" - l'unica non - cappella- realizzato dallo studio di architettura veneziano MAP e che funge da introduzione a tutto il percorso espositivo. idealista news ha visitato le "Vatican Chapels" in compagnia dei fondatori dello studio Francesco Magnani e Traudy Pelzel - che oltre a realizzare "l'undicesima cappella"-  hanno coordinato l'intero progetto del Padiglione Vaticano.

"Si tratta - dice Magnani - della prima partecipazione della Santa Sede alla Biennale di Architettura - un'iniziativa fortemente voluta dal Pontificio Concilio di Cultura, guidato dal cardinale Ravasi, che ha incaricato Francesco Dal Co di portare avanti questa iniziativa. Il curatore ha così selezionato il team di architetti e costruttori, formato da nomi notissimi, volutamente uniti ad architetti più giovani e meno noti".

"Le indicazioni da parte del curatore sono state più che altro di natura dimensionale, di non eccedere i 70 m2, a cui si è aggiunta un'indicazione proveniente direttamente dal Vaticano". Nella rivisitazione dell'idea di Cappella, spiega infatti l'architetto Magnani, gli architetti avrebbero dovuto considerare la presenza della mensa e del libro come elementi legati alla liturgia. Per il resto è stata lasciata assoluta libertà agli architetti.

"Il nostro studio è stato chiamato - continua Traudy Pelzel - sia a progettare il padiglione introduttivo sia a coordinare, come studio locale, tutti gli interventi. Per quanto riguarda il tema del padiglione, che racchiude all'interno i disegni di questo famosissimo architetto svedese, abbiamo pensato a una costruzione che richiamasse quelle della tradizione scandinava, di costruzioni lignee. Una grande copertura che racchiude uno spazio espositivo. Per cui abbiamo disposto questo elemento costruendolo attraverso un sistema strutturale fatto da undici portali in legno lamellare che definiscono dieci campate all'interno delle quali sono disposti i disegni di Gunnar Asplund e i plastici realizzati per l'occasione".

Un suggestivo viaggio nell'isola di San Giorgio alla scoperta del Padiglione del Vaticano a Venezia
idealista/news

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Un suggestivo luogo tra natura e architettura

Luogo poco conosciuto e quasi dimenticato all'estremità dell'isola lagunare, il bosco di San Giorgio Maggiore viene liberato dall'oblio grazie a questo progetto. E' in questo suggestivo luogo a metà tra architettura e natura che il visitatore intraprende il suo viaggio tra le dieci cappelle + una. "Il bosco - dice Magnani - è una metafora di un tema toccato spesso nella letteratura non solo religiosa, di un luogo del perdersi e del ritrovarsi, dove i punti di stazione costituiti dalle singole cappelle restituiscono questa esperienza".

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L'architetto americano realizza una struttura con travetti e montanti dipinti di bianco e lastre in policarbonato traslucido. Ad illuminare gli interni è la luce radiale proveniente dalle aperture. 

Un suggestivo viaggio nell'isola di San Giorgio alla scoperta del Padiglione del Vaticano a Venezia
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Cellini si ispira alle cappelle isolate di città e di campagna per costruire uno spazio semplice formato da due elementi figurativi: la mensola e un libro.

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La cappella di Corvalán è un cerchio che non tocca il suolo e che si muove in sintonia con gli elementi naturali. Il tutto costruito con legno e tubi metallici.

Un suggestivo viaggio nell'isola di San Giorgio alla scoperta del Padiglione del Vaticano a Venezia
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Una costruzione compatta, con una superficie continua, che cattura la luce del sole e la fa entrare attraverso le aperture. 

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Norman Foster progetta la sua cappella in un luogo strategico, uno spazio aperto tra due vecchi alberi che incorniciano la vista verso la Laguna. Si tratta di una tensegrity structure formata da cavi e puntoni ricoperta da un involucro di legno.

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Una struttura all'apparenza scura e angusta che racchiude un interno dove predomina una croce che sembra emergere dalla luce. 

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Per Sean Godsell la cappella è una scatola metallica, una macchina dell'architettura dorata all'interno, che inoltre si può trasportare e ricollocare ovunque ve ne sia bisogno.

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Quattro travi lunghe otto metri e spesse 12x12 centimetri configurano l'opera di Carla Juacaba. Si tratta di una panca e di una croce, simboli, dell'eternità.

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Una cappella circolare dalle superfici compatte e austere che si ispira alle piccole cappelle costruite sul bordo delle strade. Cappelle che da un lato sembrano non avere grandi aspirazioni, ma dall'altro, cercano di essere più grandi di ciò che sono.

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Il vincitore del Leone d'Oro per il suo progetto alla mostra "Free Space". Si tratta di un luogo racchiuso tra quattro mura di pietra, con una pietra al centro rappresenta un altare.

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