
Lo scorso 16 giugno è scaduto il termine ultimo per pagare la prima rata di Imu e Tasi per il 2017. Ma cosa succede se ci si è dimenticati di Ma cosa succede se ci si è dimenticati di versarla? Si può rimediare con il ravvedimento operoso. Altrimenti, cosa accade? Quando scattano i controlli? Esistono dei termini di prescrizione e decadenza oltre i quali l’amministrazione locale non può più chiedere il pagamento?
Prescrizione e termini di decadenza
La risposta è “sì”. E questo in seguito alla prescrizione, che per Imu e Tasi è di cinque anni, e ai termini di decadenza per eseguire i controlli e notificare al contribuente l’accertamento, che sono regolati dalla legge.
I controlli del Comune
Nel caso in cui non si paghino le tasse sulla casa, o le si paghino in ritardo o solo in parte, come prima cosa si riceve un atto di accertamento o di contestazione notificato dal Comune. Si tratta di un avviso che consente al contribuente di difendersi e di impugnarlo, se del caso, davanti al giudice per contestarne il merito oppure per provvedere al pagamento immediato prima di subire eventuali pignoramenti successivi all’arrivo della cartella esattoriale. Questi controlli possono essere effettuati entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello di commissione della violazione, pena la decadenza.
Le sanzioni
In caso di “obbligo dichiarativo”, scattano le sanzioni che variano a seconda del tipo di illecito: dal 50 al 100% in caso di denuncia infedele; dal 100 al 200% in caso di omissione nel pagamento. La giurisprudenza stabilisce che la violazione si reitera di anno in anno, anche oltre il primo, sino a quando il contribuente non rimedia presentando la denuncia corretta. Ciò comporta che la sanzione per le violazioni dichiarative può essere irrogata per più annualità.
In caso non vi sia “obbligo dichiarativo”, secondo quanto stabilito dalla legge, se i pagamenti sono effettuati con ritardi fino a massimo 14 giorni, la sanzione è pari all’1% per ogni giorno di ritardo; con ritardi da 15 a 90 giorni, la sanzione è del 15%; con ritardi di oltre 90 giorni, la sanzione è del 30%.
In genere, dunque, la violazione contestabile sarà quella relativa all’obbligo di pagamento e non quella relativa all’obbligo dichiarativo.
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