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La professione di agente immobiliare, cosa è cambiato nell’anno del covid
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L’anno del covid sarà ricordato nella storia del mestiere degli agenti immobiliari come l‘anno che, nel bene e nel male, ha dato una spinta decisiva all’evoluzione della professione. È parere unanime degli operatori consultati durante il 2020, infatti, che questo sia stato un anno fondamentale per accelerare un processo di digitalizzazione in atto da tempo, ma che in tempi normali avrebbe richiesto anni per essere completato, e per scremare i professionisti tra coloro in grado di evolversi in questo senso e coloro che, rimasti ancorati ad una visione più tradizionale, potrebbero sperimentare in futuro maggiori difficoltà a restare in sella.

Le difficoltà che il lockdown ha posto nel 2020 di fronte a chi volesse acquistare casa sono state innanzitutto burocratiche: le chiusure hanno infatti impedito il normale svolgimento delle pratiche di compravendita e di richiesta mutui, rendendo necessaria più che mai la consulenza di esperti che aiutassero a svolgere il tutto anche da remoto nel periodo in cui l’accesso alle banche e alle conservatorie era limitato.

Dal canto loro gli agenti immobiliari si sono interrogati su quali potessero diventare i cambiamenti del mestiere e del mercato legati alla pandemia e hanno fatto il possibile per adeguarsi alla nuova situazione. Il momento infatti, concordano tutti gli operatori intervistati da idealista/news, è prezioso per una rivoluzione permanente del settore. Un segmento che non ha sperimentato particolari problemi è stato quello dell’immobiliare di lusso che tuttavia al pari di altri ha abbracciato l’occasione creata dalla crisi per dare una svecchiata al mestiere di mediatore immobiliare.

Molti hanno quindi sfruttato il periodo del lockdown per investire nella propria formazione e nel dotare le proprie strutture di una struttura in grado di gestire le pratiche da remoto. In particolare è stata centrale la messa a disposizione della visita virtuale, importante sia per agenti che per potenziali clienti almeno per farsi un’idea dell’immobile desiderato prima ancora di mettervi piede e per selezionare, in questo modo, gli immobili in cui si sia realmente interessati. Una possibilità che attrarrà nel tempo sempre più potenziali acquirenti.

Questo nell’ottica di evitare visite “inutili” di persona, in un momento in cui è opportuno ridurre le interazioni di persona; una necessità che tuttavia si traduce anche in una maggiore efficienza del processo di selezione dell’appartamento da acquistare dal momento che evita sia al cliente che all’agente di investire tempo inutilmente. L’agente in particolare ha scoperto che il tempo risparmiato può essere utilizzato per migliorare la propria formazione, per approfondire il rapporto di fiducia con il cliente, per potenziare la propria struttura di consulenza e i propri servizi collaterali. Necessario è infatti, per l’evoluzione del  mestiere di agente immobiliare, essere capaci di utilizzare le tecnologie ma anche saper gestire il rapporto umano.

Servizi e consulenza che sono stati spesso forniti in smart working con la stessa efficacia che di persona, permettendo agli agenti di sviluppare un’abilità in più: quella del marketing di se stessi e della propria immagine attraverso l’interazione mediata da piattaforme di meeting on line (Zoom, Meet ecc). Modalità che, pare, siano state apprezzate dalla clientela e che resteranno probabilmente nella dotazione tecnica degli agenti immobiliari anche quando l’emergenza sarà finalmente terminata.

Gli operatori del settore ritengono infatti che dai cambiamenti legati alla pandemia possano nascere nuove opportunità. In particolare il settore delle ristrutturazioni potrebbe essere tra i punti di partenza per la ripresa del settore immobiliare.

 

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